I Santi de Al Barnardon dal 4 al 10 Settembre

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1 - S. Marino

4  settembre

Siamo nel 257 d.C.: s. Marino, giunto nella zona del Monte Titano in cerca di pietre da lavorare, restò affascinato dal maestoso Monte e vi si recava spesso. Inoltre, convertiva la popolazione riminese al cristianesimo. Dopo le accuse infamanti di una donna, Marino fu costretto a rifugiarsi nella foresta del Monte Titano per sfuggire alle persecuzioni. Grazie alle preghiere di Marino avvenne il miracolo: la donna si ravvide. La leggenda narra anche che Marino e Leone, per evitare altre esperienze di quel tipo, si ritirarono, assieme alla sua piccola comunità, in vetta al Monte Titano, recintando la zona del loro rifugio. Il terreno però era di proprietà di donna Felicissima il cui figlio Verissimo si recò sul posto per scacciare Marino. Egli si oppose alla violenza con la sola forza delle preghiere al Signore: il giovane rimase come paralizzato. In seguito donna Felicissima si recò in supplica da Marino, chiedendo perdono per l’atto violento del figlio Verissimo. Il giovane tornò alla normalità. La donna donò il territorio a Marino che vi morì nell’anno 301. Il vescovo di Rimini San Gaudenzio gli conferì l’ordine del diaconato. È l’unico Santo fondatore di uno Stato e patrono della Repubblica che porta il suo nome assieme ai compatroni San Leone e Sant’Agata.

2 - Beato Ermanno il Contratto

5  settembre

Figlio del conte Wolfrat di Altshausen e della borgognona Hiltrerd, beato Ermanno, nato nel 1013 in Renania, fu detto «il Contratto» perché era fisicamente una specie di troncone rattrappito, bisognoso di aiuto anche per i movimenti più semplici. Eppure studiò presso i monaci di San Gallo e addirittura insegnò a Reichenau. Verso i trent’anni vestì l’abito religioso in quell’abbazia e fu pure ordinato sacerdote. Divenne uno dei più rinomati maestri medievali in astronomia, poesia, storia, liturgia, musica soprattutto. In quest’ultimo campo introdusse una nuova divisione nel sistema delle note e anche un nuovo tipo di scrittura delle stesse. Stimatissimo dall’imperatore Enrico III e dal papa Leone IX, che lo visitarono, fu chiamato miraculum speculi, «la meraviglia del secolo», dai contemporanei, anche per i suoi studi di matematica e geografia. Gli vengono attribuiti gli inni Salve Regina e Alma Redentoris Mater. Scrisse un numero spropositato di trattati in quasi ogni campo dello scibile, in un modo che oggi verrebbe definito modernamente scientifico e in un latino elegante. Malgrado i gravissimi problemi fisici, viaggiò parecchio. Naturalmente, data la sua condizione, ebbe vita breve. Morì, infatti, a quarantun anni nel 1054. Anche per questo la mole dei suoi lavori fu sempre guardata come un caso eccezionale.

3 - S. Eva

6  settembre

Sant’Eva (in francese Ève) è una vergine martire venerata a Dreux di cui è Patrona (città della Francia settentrionale, dipart. Eure et Loir sulla Blaise), di lei si sa solo quello che la tradizione ha rimandato e cioè il suo martirio, che avvenne con ogni probabilità in una delle persecuzioni dei primi secoli del cristianesimo.

4 - S. Grato

7  settembre

Grato fu quasi certamente il presbitero che, dichiarandosi inviato di Eustasio protovescovo di Aosta, firmò la lettera del Concilio Provinciale di Milano inviata nel 451 a papa Leone Magno, in occasione della soluzione del problema delle due nature in Cristo. Alla morte di Eustasio, nella seconda metà del V secolo, Grato divenne vescovo di Aosta. Sono state avanzate anche due ipotesi. Eustasio e Grato potrebbero essere stati di origine greca. Entrambi potrebbero avere studiato nel cenobio eusebiano di Vercelli perché Aosta era compresa nel territorio di questa città e perché Sant’Ambrogio, nella lettera ai vercellesi, dice che le Chiese dell’Italia settentrionale si rivolgevano a quel cenobio per scegliere i propri pastori.

5 - Natività Maria SS.

8  settembre

Secondo la tradizione tramandata dal Protovangelo di Giacomo, uno dei vangeli apocrifi, Maria è nata da Gioacchino ed Anna. Nella tradizione cattolica la festa è celebrata in tante località. Nella tradizione agricola il ricordo della nascita di Maria coincide con il termine dell’estate e dei raccolti. Molte chiese hanno come titolo la Natività di Maria. La festa è nata dapprima in Oriente; è stata introdotta nella chiesa d’Occidente dal papa Sergio I. In particolare, la devozione verso la Natività di Maria si sviluppò nella Sardegna bizantina (ma sempre fedele alla Chiesa romana), dove in tale ricorrenza si festeggia in quasi tutte le chiese dedicate alla Madre di Dio (moltissime di remota origine bizantina), e nella diocesi ambrosiana, dove risulta attestata fin dal X secolo. Espressione di questa devozione è lo stesso Duomo di Milano, consacrato da San Carlo Borromeo il 20 ottobre 1572 e dedicato a Maria Nascente (Mariae Nascenti, come appare scritto sulla facciata). Alla fine degli anni settanta il vescovo di Vicenza mons. Arnoldo Onisto, accogliendo i comuni voti, approvò l’elezione della Beata Vergine Maria, “Madonna di Monte Berico” a patrona principale presso Dio della Città e della Diocesi di Vicenza e ogni anno tale solennità viene celebrata l’8 settembre, giorno del ricordo della nascita della Madre di Gesù.

6 - S. Omero

9  settembre

Sant’Omero visse nel VII secolo e trascorse la gioventù in Francia, nella Borgogna. Alla morte della madre entrò col padre nel monastero di Luxeuil temprando nella preghiera il proprio animo. Ne uscì vescovo assegnato alle diocesi di Therouanne e Boulogne nel nord della Francia. In quei luoghi ancora pieni di pagani fondò chiese, monasteri e predicò e convertì. Quando divenne cieco continuò nella sua opera facendosi accompagnare da un ausiliare. Morì nel 670 e nella regione aveva già la nomea di santo.

7 - S. Ilario

10  settembre

Poco o niente si sa dell’infanzia di S. Ilario, salvo che nacque in Sardegna, con ogni probabilità a Cagliari. Le prime notizie su di lui si hanno nel periodo in cui fu diacono a Roma, nello stesso periodo in cui dilagava l’eresia monofisita diffusa del monaco bizantino, Eutiche (morto attorno al 454). L’eresia, discendendo concettualmente dalla più antica eresia gnostica, affermava che in Cristo non vi fossero due nature reali e distinte, quella umana e quella divina, ma solamente quella divina. L’assioma avrebbe messo in crisi l’essenza stessa del cristianesimo, determinando ripercussione oggettive e concrete sulla vita di milioni di cristiani. Se, infatti, Cristo non fosse stato vero Dio e vero Uomo, non avrebbe potuto, morendo in croce e resuscitando, riscattare l’umanità intera. Il significato salvifico della redenzione e tale solamente se universale, quindi, applicabile a tutti gli uomini. L’eresia, in ogni caso, fu condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451, dove si pronunciò il dogma delle due nature di Cristo. Si affermò, dunque, che in una sola persona vi siano due nature. Ilario pare che fosse a tal punto stimato dal Papa da essere inviato da Papa Leone Magno, nel 449, al Concilio di Efeso a fianco del vescovo di Pozzuoli Giulio, del prete Renato e del notaio Dulcizio, proprio dove si doveva combattare l’eresia. A causa del prevalere della Corte bizantina sul Concilio, che voleva riabilitare Eutiche, i lavori furono caratterizzati da violenze e tumulti. Ilario, nel fare ritorno a Roma, divenne il portavoce delle istanze di numerosi vescovi deposti illegittimamente, che si rivolgevano a lui per portare al Papa i loro appelli affinché fosse ripristinata al corretta dottrina. Una volta tornato nella Capitale, dopo aver corso svariati pericoli, venne elevato dal Papa, presumibilmente poco prima del 455, al rango di arcidiacono. In questo periodo fu incaricato tra le altre cose di contattare qualche astronomo di valore per dirimere la controversia sulla data della Pasqua, diversa tra oriente e occidente. Morto il 10 novembre 461 san Leone I Magno, dopo nove giorni, il 19 novembre, divenne papa Ilario. Im tale veste ebbe a dirimere numerose controversie circa i rapporti tra le chiese orientali e quelle di Roma, in un periodo in cui, benché la primazia del ruolo petrino fosse tradizionalmente riconosciuta, non era ancora stata sancita con i crismi dell’ufficialità (del resto, il dogma dell’infallibilità papale risale al 1854).

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