Cividale

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Ci sembra giusto ricordare le nostre frazioni, un tempo ricche di storia e, sempre più spesso, dimenticate e trascurate.

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Chiesa di San Michele Arcangelo

Chiesa_di_San_Michele_Arcangelo_(Cividale_di_Mirandola_-_1950)

Cividale

Frazione del comune di Mirandola. Il toponimo è interessante. Appare citato per la prima volta nel 1140, Civitate. L’etimologia è trasparente; il nome deriva da «civitas», dal latino traducibile in città, aggregato di molte case ed anche comunità con amministrazione propria. Di fatto, il termine «civitas», fu usato dai lon­gobardi per indicare un agglomerato di abitazioni di qualche importanza. Come è noto, la città romana «Fo­rum Iuli» nell’attuale Friuli fu ribattezzata dai longo­bardi «Civitas», ed oggi è nota come Cividale, fu la prima capitale del ducato. E probabilmente da Cividale del Friuli giunse a noi S. Anselmo, principe longobardo fattosi monaco benedettino, promotore della grande bonifica del territorio della nostra pianura con centro Nonantola.

Già in epoca preistorica, nell’età del bronzo, nel Mirandolese, ancora in buona parte paludoso e selvoso, su modeste alture, poi dette motte, sorgevano diversi vil­laggi di capanne straminee circondate da una palizzata, da un fossato, da un terrapieno, impropriamente defi­nite da alcuni studiosi terremare. Uno di questi villaggi si trovava vicino all’attuale Cividale e in anni recenti ne sono stati rinvenuti i resti: armi, arnesi da caccia e da pesca, utensili, frammenti di recipienti in terracot­ta. Il toponimo Motta di una località vicina è certamente il ricordo della presenza di questo insediamento umano.

Come già è stato detto, in età longobarda, tra il VII e l’VIII secolo, Cividale fu un centro politico, militare, amministrativo, abitato da uomini liberi, da arimanni, da eserciti, che s’impegnavano ad impugnare le armi per difendere i confini in caso di necessità. La presen­za longobarda è dimostrata, oltre che dall’etimologia della frazione, dal toponimo di una località del territo­rio, Vara, nome germanico antico, traducibile in terre­no sorvegliato, e dalla dedicazione della chiesa parroc­chiale intitolata a S. Michele arcangelo, il santo guer­riero patrono della nazione longobarda.

La decadenza dell’agglomerato urbano è documenta­ta dalle citazioni del toponimo nei documenti successi­vi, «Castrum Cividalis», castello di Cividale, nel 1338; «Villa Cividalis», nel 1390, villa, non più città e nem­meno castello. Infatti sappiamo che Cividale ebbe un castello distrutto nel 1344 dalle milizie dei Pico. Restò un modesto agglomerato di casupole e, infatti, per se­coli Cividale fu detto anche il Borghetto. Qualche no­torietà venne alla frazione nel 1905 con l’inaugurazio­ne della stazione ferroviaria della linea Bologna-Ve­rona.

La chiesa parrocchiale di S. Michele arcangelo, cita­ta per la prima volta nel 1173, ma sicuramente di fon­dazione più antica, nel 1500 venne modificata e restau­rata e nel 1710 completamene rifatta, come appare oggi. E’ una chiesa santuario, l’unica della Bassa Modene­se, avendo una cappella dedicata alla Madonna. Notevoli quattro paliotti d’altare in scagliola carpigiana, seguiti tra il XVII e il XVIII secolo. La pala dell’alta­re maggiore secentesca, rappresenta S. Michele arcangelo con la spada per uccidere il diavolo e la bilancia per pesare le anime, secondo lo schema dell’iconografia tradizionale. A destra dell’altar maggiore, la cappella della Madonna del Borghetto, con l’affresco raffiguran­te Madonna col Bambino, qui trasferito nel 1738 dall’oratorio posto nel cosiddetto Crocicchio del Borighetto.

Presso Cividale, si trova l’edificio un tempo sede della fabbrica d’acquavite detta La Bollitora, opera ottocentesca dell’architetto modenese Cesare Costa.

Tratto da: Enciclopedia Modenese

Autori: Giancarlo Silingardi – Alberto Barbieri

Editore: Il Segno

Anno 1994

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