Chiesa “Santa Maria Maddalena”

Commenti (0) Mirandola raccontata da Vanni Chierici

 Chiesa S. Maria Maddalena.
Dopo i terremoti del 2012, alla Mirandola non c’erano più chiese; S. Francesco distrutta, il Duomo S. Maria Maggiore parzialmente crollato, il Gesù e la Madonnina assolutamente inagibili.

Una prima struttura provvisoria per raccogliere i fedeli e officiare le funzioni religiose venne eretta dagli alpini del Friuli nella zona delle piscine. Poco dopo si usarono i locali della canonica che dopo i necessari controlli furono giudicati agibili. Infine, in attesa delle ricostruzioni, venne usata allo scopo una struttura nel piccolo polo sportivo in via Posta. Si sentiva però la mancanza di un complesso stabile, in muratura. Prima che lo zio “Terry” ci facesse visita. Dopo la ristrutturazione effettuata dal proprietario Pini, il Comune ha deciso di prendere in affitto i locali mettendoli a disposizione della Parrocchia andando così incontro alle legittime richieste dei fedeli; il nuovo luogo di culto viene chiamato Aula Santa Maria Maddalena. Ma non tutti sanno che …
Nel XV secolo, entro i confini del Borgofranco, un piccolo borgo esterno alla città ed ubicato di fronte alla porta della medesima, oltre alla chiesa di S. Giustina, ve n’era un’altra intitolata a S. Maria Maddalena posta nei pressi della Fossa. Di questo edificio non esiste documentazione che ne attesti la data della costruzione, tanto che gli storici odierni non si arrischiano nemmeno a formularne un’ipotesi. Nel 1495 la contessa Bianca Maria d’Este, moglie di Galeotto I Pico, spinta da una solida ammirazione nei loro confronti, decise di assegnare ai frati canonici regolari della Congregazione renana di S. Salvatore, meglio conosciuti come “Scopetini”, l’ufficio di tale chiesa. Unica condizione posta che almeno quindici religiosi abitassero stabilmente la canonica; tale offerta fu accompagnata da numerose donazioni di terreni ed edifici vari, nei territori di Mortizzuolo, Rovereto, Carpi e nel ferrarese.
Dopo l’assedio del 1510/11 da parte di papa Giulio II, Giovanfrancesco II Pico, nuovo Conte della Mirandola, decise di demolire il Borgofranco per motivi militari e con esso le chiese di S. Giustina, che venne poi ricostruita più distante dalla città, e di S. Maria Maddalena. La congregazione però ricevette conferma dal papa delle donazioni e concessioni ricevute dai precedenti Conti.

Nel 1512, ottenuto da Giovanfrancesco II un appezzamento di terra in città, come indennizzo, tra il borgo di S. Francesco ed il borgo di Borgonovo, iniziarono la costruzione di una nuova chiesa con annesso un convento (la zona è quella che oggi è delimitata da via Luosi, vicolo Goito, via Fulvia e via Castelfidardo). Oltre a ciò donò loro pietre e legnami per la costruzione ordinando che gli edifici lasciassero uno spazio di almeno tredici braccia dalla parte delle mura, che allora correvano sulla futura via Fulvia, e di sei sul lato ovest per lasciar posto ad una strada, il futuro vicolo Goito.
La chiesa che ne risultò era larga 27,6 braccia, lunga 61 e alta 23. Era di tre navate con 9 altari, il maggiore e altri 4 per lato. La facciata, come oggi, volgeva ad oriente ed era abbellita con un bel portico a tre archi a cui si accedeva mediante due gradini. Di fronte un ampio piazzale che fungeva da cimitero. Il campanile era molto basso e faceva angolo a nord-ovest.

Antico aspetto della chiesa da un disegno di Giacinto Paltrinieri

Antico aspetto della chiesa da un disegno di Giacinto Paltrinieri

Anni '50, sulla destra tra le due piante il portone della fabbrica di cioccolato.

Anni ’50, sulla destra tra le due piante il portone della fabbrica di cioccolato.

Il claustro quadrato sostenuto da colonne, unica testimonianza rimasta dell'antico convento, ora inagibile.

Il claustro quadrato sostenuto da colonne, unica testimonianza rimasta dell’antico convento, ora inagibile.

Interno della nuova Aula S. Maria Maddalena

Interno della nuova Aula S. Maria Maddalena

Giovanfrancesco II, che era particolarmente affezionato agli scopeliti, lasciò disposizione nel testamento per essere sepolto, lui ed i familiari, nella chiesa, ma le tragiche vicende finali della sua vita impedirono di eseguire tali volontà. La consacrazione della chiesa e dell’altare maggiore avvenne il 14 settembre del 1548.
S. Maria Maddalena era tenuta in grande considerazione; portava il titolo di Abbaziale ed in essa erano tenute molte importanti funzioni, come la benedizione delle bandiere del reggimento Lorena nel 1703 e quelle del reggimento dè Nazionali nel 1741 con la presenza di alte autorità dello stato. Molti nobili cittadini scelsero questa chiesa per le tombe della loro famiglia. Nell’assedio del 1734 ebbe a subire gravi danni a causa dei bombardamenti degli assedianti che vennero riparati a partire da due anni dopo.
Nonostante ciò arrivò il declino. Nel 1768 i frati erano ridotti a pochissimi elementi e il Duca Francesco III d’Este ordinò la soppressione dell’ordine aggregandoli alla canonica di Reggio. Il convento venne assorbito dal Grande Albergo di Modena, mentre la chiesa, la canonica e l’orto vennero venduti al marchese Paolucci, feudatario delle Roncole. La chiesa, ormai sconsacrata, venne ridotta ad usi laici ed il 14 aprile del 1834 iniziarono i lavori che distrussero le sue antiche forme venendo infine adibita a granai (da qui il nome con cui è conosciuto l’edificio). Col passare del tempo, una parte di esso venne trasformato in abitazioni “fatiscenti” per le famiglie povere. La parte che si affaccia su via Luosi venne trasformata dapprima in una fabbrica di cioccolato e quindi a negozio dalla famiglia Pini.
Sabato 4 ottobre 2014, alle ore 16 e 30, viene ufficilmente inaugurata l’Aula Santa Maria Maddalena che viene divisa in due parti; quella posteriore è adibita a sala espositiva mentre quella anteriore torna ad essere luogo di culto e preghiera.

Vanni Chierici
Fonti: Memorie storiche della città e dell’antico Ducato della Mirandola – vol. IX Indicatore Mirandolese

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