Chicce dall’Indicatore Mirandolese – 1877-1908 – Bollettino d’agricoltura

Commenti (0) Chicche dall'Indicatore Mirandolese 1877-1908

Periodico mensuale di memorie patrie (1877-1908)

Dalla biblioteca di Alberto Toscani

A cura di Maurizio Bonzagni e Fabrizio Artioli

1877 (53)

BOLLETTINO D’ AGRICOLTURA

Dal solito nostro corrispondente Ecc.mo Sig. Dott. Luigi Ghirelli riceviamo le se­guenti linee che di buon grado pubbli­chiamo :

Poiché si avvicina la seminagione dei frumenti autunnali desidero richiamare l’at­tenzione de’ miei amici campagnuoli sulla convenienza di preservare questo prezioso raccolto dai gravi danni che suole il me­desimo patire e per la malattia del carbone o mortella, e per la devastazione dello zabro; animando questi miei collaboratori a procacciare ai loro campi la salvezza da questi due capitalissimi nemici.

La mortella si vince, o dirò meglio si evita assolutamente calcinando ben bene il frumento destinato alla semina — ma per calcinarlo ben bene conviene sciogliere la calce in acqua resa satura di solfato di soda — Per un ettolitro di frumento basta un mezzo chilogramma di questo sale, la cui proprietà é quella di fissare ossia at­taccare la calce ai chicchi del grano, sicché ne restino intonacati di una pellicola calci­nosa che altrimenti non avverebbe col so­lito metodo della calce disciolta in acqua pura.

Circa poi allo zabro debbo confessare che rimedio diretto veramente non ci é, e infatti vogliate osservare alle fasi della vita di codesto pernicioso parassita per acco­gliere le mie osservazioni e proposte.

La larva dello zabro compie il perìodo di sua vita ritirandosi a 40 e più centi­metri sotterra nei campi che devastò, c tramutandosi in scarafaggio, circa sul finir di maggio, in un cunicolo che si ebbe pre­parato nel sottosuolo vergine, ossia non tocco dall’aratro o dalla vanga.

In questo nuovo abito esce nottetempo a pascere graminacee e granelli nei circo­stanti luoghi, donde torna alla sua tana al levar del sole; a modo delle vespe, che, vagato per lontani luoghi tutta la giornata, tornano la sera al loro vespaio: e lo zabro continua in tale costume finché qualche strana cagione (come sarebbe un forte ven­to) non cacci in diverso e lontano luogo, sicché non valga a ritrovare la sua abita­zione per rimbucarvisi.

Inetto a generare nel primo anno di vita come insetto perfetto, rimane tale per circa 17 mesi ; scorsi i quali si accoppia nel settembre, nell’ottobre, nel novembre, emettendo la femmina le sue ova in quei campi, che nell’anno furono messi a marzatelli e anche a canapa, e nei quali torna il frumento (secondo il comune avvicenda­mento) di cui fanno pasto le voraci larve.

O questi insetti vi recano danni lievi sicché siete certi di buon ricolto, e allora non torna occuparsene; o i danni sogliono essere gravi, ed allora bisogna tentar riparo agli stessi in modo energico e razionale.

Consiglio quindi e prego gli agricoltori dalla mano incallita e dalla negra pelle a non seminare in autunno quei campi ove sogliono veder perire i frumenti per l’opera degli zabri, ma investirli invece nella pri­mavera futura a marzuoli, assicurandoli per esperienza mia chd ne andranno contentissimi. Ma i loro campi sieno oppor­tunamente arati, o vangati, raschiate le carraie in qualsiasi modo, affinchè il cibo difetti agli invasori, che sbocciano dalle innumerevoli uova.

Sul qual proposito mi permetto di os­servare che vari altri rimedi proposti sono affatto vani e inapplicabili, cominciando da quelli suggeriti dal benemerito profes­sore Corti, del quale peraltro professo sti­ma e venerazione.

Per esempio: 1° la distruzione delle ninfe o crisalidi arando le stoppie dal 10 al 2o maggio; perchè in questa epoca non si sono peranco mietute le spiche che scam­parono dai vermini, e perchè queste ninfe sono cosi profondate, che ben difficilmente giunge l’aratro a dissotterrarle.

2.° La distruzione delle larve che divorano i frumenti; perchè queste o sono ancor apode e annidate entro la piumetta del frumento, o si sono profondate tra le sue radici, e in allora si finisce per distrug­gerlo o rovesciarlo anziché salvarlo.

3° La distruzione dell’insetto perfetto, raccogliendo sulle spiche in tempo di notte; perchè più presto ne verrebbe una grandinata che un profitto, quando i raccoglitori per raggiungere gli scarafaggi non si armassere di ali a modo di Dedalo e di Icaro.

4°I fossetti e le fanghiglie in cui abbiano a rimaner annegati o invescati; perchè è cosa smentita dalla inondazione del Po, le cui piene sommersero per mesi e mesi nel 1872 le nostre povere terre, nelle quali sebbene perissero le larve, scamparono gli scarafaggi, che nel successivo autunno ricomparvero a menar strage nei seminati.

Egli è vero che riesce facile far caccia di scarafaggi nell’ epoche degli amori, di­sponendo monticelli di loppa di frumento lunghesso le carraie dei luoghi infestati: ma è altresì vero che dopo averne io rac­colto ben 30 litri in certo uno fondo, non però n’ebbi liberato il frumento.

Per lo che siate persuasi, o miei campagnuoli, che questo male non ci ha ri­paro se non disperando, non seminando cioè quel grano che andrà certamente per­duto nella massima parte. « Una salus… uullam sperare salutem ».

Vogliate peraltro esperimentare anche la conseminagione dei frantumi di Lupino, come suggerisce l’egregio Prof. Berloloni per distruggere gli zabri, almeno per poter dire = ho provalo anche questa! =-.

Dott. L.Ghirelli

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