Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.
Riportiamo il testo della presentazione del 28 settembre 2024 presso la Sala Trionfini nell’ambito dei corsi dell’Università della Libera Età “Bruno Andreolli”.
L’ultimo Pico
Il ‘600 fu un periodo di grande splendore per il ducato di Mirandola. Regnava il Duca Alessandro II, salito al trono della signoria all’età di soli sei anni, succedendo al nonno Alessandro I. Regnò per oltre 50 anni in un periodo miracolosamente di pace, se si esclude la partecipazione del Duca all’assedio turco di Candia sull’isola di Creta nel 1669 in cui Alessandro II fu scelto dal Papa come Maestro di Campo Generale delle truppe pontificie per una spedizione in soccorso ai veneziani assediati da vent’anni dai Turchi. Al comando di nove navi da guerra e di circa 3000 soldati vi giunge con un gran seguito di corte quando però ormai la città è caduta. Colpito da febbre malariche non riuscì nemmeno partecipare ai combattimenti.
Con lui la signoria raggiunse il suo massimo sfarzo con una corte di centinaia di nobili ed imponenti banchetti conosciuti in tutta Europa.
Un minuscolo ma orgogliosissimo e ricco stato.
In questo periodo felice Mirandola e il ducato furono arricchiti di molte bellezze da Alessandro II.
Termina la costruzione della chiesa del Gesù che con la sua magnificenza doveva rappresentare la grandezza della casata dei Pico. Senza però riuscire ad ultimare la facciata, progettata in marmo con fregi e statue fino ad essere allineata al vicino imponente collegio costruito per ospitare i gesuiti.
Costruisce il magnifico Palazzo ducale di Concordia come residenza estiva della corte.
l’Oratorio del SS Rosario a ridosso del Duomo con la sua mirabile copertura a cupola che spiccava nel panorama di Mirandola. Distrutto nel 1784 dall’amministrazione comunale perché impediva la viabilità.
Il Ricco Casino di campagna della Fossa con tre torri e un vasto giardino per allietare la consorte Anna Beatrice d’Este. Anch’esso demolito nel 1823 dai nuovi proprietari i conti Rosselli.
Ancora costruì la Galleria Nuova nel castello, lo stabile che tutt’ora possiamo ammirare, per ospitare la sua collezione di opere d’arte.
A lui si deve infine anche il livellamento e l’acciottolatura di tutte le vie di Mirandola, come era comune in tutte le grandi città, eliminando il fastidio della polvere estiva e del fango invernale.
Alessandro II generò una numerosa prole, tra figli naturali e legittimi. Tra i legittimi ben quattro figli maschi. Il primogenito, Francesco, che avrebbe ereditato il ducato, sposò Anna Camilla Borghese, della potente famiglia romana e insieme vissero nel palazzo di Concordia lontano dai fasti della corte, in discordia con il Duca. Muore però a soli 27 anni di Tisi dopo dieci mesi di sofferenze, nel 1689. Iniziando un periodo di forti lutti all’interno della famiglia.
Camilla, che in quei quattro anni aveva visto morire anche due figlie dopo poco essere nate, per il dolore e per il contrasto con il Duca, lascia Mirandola dopo 21 giorni dalla morte del marito abbandonando il figlio nato l’anno prima Francesco Maria, erede del Casato.
L’ultimo dei Pico.
L’anno dopo muore Anna Beatrice d’Este, amata consorte del Duca Alessandro II e l’anno successivo ancora, alla venerabile età di 60 anni muore anche Alessandro II. La signoria va a Francesco Maria Pico, che all’epoca aveva soli 2 anni. con la reggenza di Brigida Pico (1633-1720), sorella del nonno Alessandro II il quale non volle coinvolgere nella reggenza i tre figli maschi cadetti (Galeotto, Giovanni e Ludovico) per non suscitare gelosie o insane aspirazioni, come quasi sempre era accaduto nelle successioni dei Pico in passato.
La reggente mossa da una rigida parsimonia e seguendo le indicazioni lasciate dal fratello riduce drasticamente le pensioni ai figli cadetti, fino a un quinto di quelle disposte a suo tempo da suo nonno, creando forti tensioni all’interno della famiglia.
Brigida era molto legata a preti e frati, fortemente plagiata dai gesuiti e dal conte Pietro d’Aquaviva, molto vicino alla duchessa defunta Anna Beatrice d’Este.
Dopo la sepoltura del fratello rivoluzionò il consiglio di corte, esautorando i vecchi ministri e affidando il potere al conte d’Aquaviva e agli ecclesiastici, in testa i gesuiti.
Il Veronesi nel suo Quadro storico della Mirandola e della Concordia del 1849 la descrive: «donna corta di testa e superba del grado; quindi credula ed ostinata e, per giunta, bigotta e dura, se non cattiva; i ministri, avidi d’oro e di potere».
Nello stesso anno della successione, il 1691, già succede un fatto che crea scalpore in tutte le corti d’Europa. Temendo i tre figli cadetti di Alessandro II, esclusi dal potere ma molto amati dal popolo, Brigida li accusa di aver tentato di avvelenare il Duchino facendogli annusare un fiore intriso di veleno tutte le mattine. Vi furono torture, esilii e confische di beni per cercare prove. Accuse ridicole che fecero scalpore e costrinsero lo stesso Imperatore a far riaprire il processo quattro anni dopo con l’assoluzione dei tre principi andati nel frattempo in esilio e l’accusatore principale viene messo a morte. Brigida passa per despota e ingenua credulona tra le corti d’Europa.
Nel 1700 succede un fatto straordinario che segnerà il destino dell’Europa.
Muore Carlo II d’Asburgo Re di Spagna senza eredi.
Gli Asburgo di Spagna sono sempre stati legati da una stretta parentela con gli Asburgo del Sacro Romano Impero Germanico. La Signoria di Mirandola era un vassallaggio dell’impero e i Pico sono dai tempi di Fulvia da Correggio strettamente legati al regno Asburgo di Spagna al punto da ospitare un presidio dell’esercito spagnolo che, oltre ad garantire una protezione militare alla città, da luogo ad una consistente rendita annuale a compensazione della diminuita sovranità.
Ma l’albero genealogico degli Asburgo non di rado si intreccia con quello di altri regnanti d’Europa, anche con quello di Francia sebbene contro di essa gli Asburgo si siano spesso trovati in conflitto, non ultima l’appena terminata guerra dei trent’anni.
Il padre di Carlo II aveva sposato in prime nozze la sorella del Re di Francia, Elisabetta di Borbone, dalla quale aveva avuto una figlia che aveva poi sposato il cugino figlio del Re di Francia e poi Re a sua volta come Luigi XIV, o come è più noto il Re Sole.
Carlo II d’Asburgo, una mente debole spesso manipolata dalla sua corte sotto l’influenza dei cugini tedeschi, con stupore di tutti, sul letto di morte, designa suo erede al Regno di Spagna il nipote francese Filippo, duca d’Angiò, nipote diretto del Re Sole, un Borbone!
Questo è inaccettabile per l’imperatore asburgico Leopoldo che inizia la guerra di successione spagnola tra l’Impero e la nuova alleanza tra Francia e Spagna. Le cosiddette Due Corone.
La guerra di successione spagnola.
La guerra dichiarata porta anche disorientamento nelle varie corti d’Europa costrette a schierarsi. I Pico, così legati agli Asburgo di Spagna ma vassalli dell’Impero, sono guidati da una dubbiosa Brigida reggente di un ragazzo di appena 12 anni, che non sa bene come comportarsi.
Il presidio di Mirandola viene subito rinforzato da milizie francesi e diviene un presidio franco spagnolo. Un obbiettivo strategico sulla Pianura Padana che non può essere trascurato dall’esercito imperiale.
L’anno dopo un’armata imperiale raggiunge Mirandola guidata dal grande condottiero Eugenio di Savoia.
Brigida, impaurita, spezza il legame con il re di Spagna al quale non si sente più vincolata essendo un Borbone e si accorda con il generale asburgico. Sono giorni di festa che precedono il Natale, il presidio spagnolo e francese è ridotto a 400 soldati, spesso in lite fra loro e odiati dalla popolazione per le loro prepotenze. Delle armi arrivano in paese nascoste su dei carri. Brigida chiama a rapporto i comandanti spagnolo e francese, intima loro di arrendersi agli imperiali e al loro rifiuto li fa arrestare. Sfruttando la sorpresa un manipolo ben armato di mirandolesi riesce a sopraffare le milizie occupanti private del loro comando e ad incitare la popolazione alla rivolta.
La vigilia di Natale 300 imperiali prendono possesso della fortezza.
Un piano militare ben organizzato che si sospetta opera dello stesso Eugenio di Savoia, quantomeno concordato con lui, che prende la fortezza strategica, altamente fortificata, senza perdere un solo uomo.
Un grande successo per il generale ma allo stesso tempo un insopportabile smacco per il re di Francia che gli fa dire le parole testuali: “non lasciate pietra su pietra” della Mirandola.
Sentendosi in pericolo Brigida fugge precipitosamente con tutta la corte e buona parte degli arredi delle reggi mirandolesi, trasferendosi prima a Ferrara, poi a Padova e infine a Venezia.
Francesco Maria di ormai 12 anni si rifiuta però di proseguire il viaggio con la prozia e si ferma a Ferrara, ricongiungendosi con lo zio Giovanni. E con lui ritorna a Mirandola.
I franco-spagnoli cacciati da Brigida, dopo aver scorrazzato per il territorio per un intero anno, devastando, rubando e uccidendo, all’anniversario della loro cacciata, il 21 dicembre, rompono l’argine del Secchia alla Motta (Botta del Moro), inondando tutto il Ducato.
L’argine resterà così, lasciando defluire le acque del fiume, per ben dieci anni.
Nel 1704 Eugenio di Savoia è costretto ad abbandonare il campo italiano per difendere Vienna assediata nuovamente dai turchi. Tutte le forze tedesche si ritirano dall’Italia settentrionale e in breve Mirandola rimane l’unica fortezza in mano imperiale.
8000 franco-spagnoli arrivano a Concordia il 19 marzo e, seguendo il volere del Re, la saccheggiano con violenza spietata, massacrano gli abitanti, distruggono per l’ennesima volta la Chiesa e i mulini, incendiano tutte le case del borgo e il Palazzo Ducale è addirittura minato e fatto esplodere, per sfregio. Si salva solo il palazzo Corbelli perché occupato dalle milizie come loro sede.
Di fronte alla tragedia di Concordia nella speranza di salvare dallo stesso destino Mirandola il quindicenne Francesco Maria, consigliato dalla zio Giovanni, esautora Brigida, raggiunge Concordia da Bologna dove risiedeva e si pone sotto la protezione delle due corone.
Filippo V di Spagna in riconoscimento dell’atto lo nomina Luogotenente Generale del suo esercito assediante.
I Tedeschi sono asserragliati a Mirandola, a loro completamente abbandonata e da loro stessi pesantemente devastata senza riguardo. A difesa della città hanno costruito un cordone di 14 forti, costruiti senza risparmio di materiale, vandalizzando senza ritegno la città alla ricerca di travi, mattoni e materiali utili, con il lavoro forzato degli abitanti. Una pagnotta al giorno e bastonate o forca a chi si rifiutava.
Dopo un assedio di quasi un anno tutti i forti sono ormai caduti in mano franco-spagnola e il comandante tedesco fa evacuare dalla fortezza tutte le bocche inutili, la città è circondata. Passa l’inverno e inizia un bombardamento incessante, giorno e notte. I militari tedeschi, feriti, affamati, malati, sono stremati e dopo 18 giorni una breccia sul baluardo di Bonaga spinge il loro comandante ad arrendersi senza aspettare l’assalto finale.
IL 10 maggio 1705 le due corone entrano in città con il reinsediamento di facciata di Francesco Maria. Il Pico da febbraio si era spostato a Napoli ospite della madre, risposata al principe di Cellamare Antonio del Giudice (dal quale ebbe due figli). Il Pico raggiungerà Mirandola solo nell’aprile del 1706.
Vinti i turchi in Austria Eugenio di Savoia scende di nuovo in Italia con 50.000 uomini, libera Torino dopo un epica battaglia e Luigi XIV vista l’Italia perduta, per salvare le sue guarnigioni nei vari presidi, accetta l’anno successivo un accordo precipitoso cedendo tutte le piazze in Lombardia.
Il 3 aprile 1707 i reggimenti tedeschi entrano nuovamente trionfanti a Mirandola.
L’Imperatore Carlo VI d’Asburgo esegue la condanna per fellonia del Pico, già emanata a Vienna nel 1704, e ne confisca il Feudo.
Termina così la Signoria dei Pico dopo 400 anni.
Il Duca si rifugia a Bologna per poi recarsi nuovamente a Napoli dalla madre.
Invano si tentò di salvare il Ducato di Mirandola proponendo a Francesco Maria il matrimonio con la figlia del Conte di Castelbarco, plenipotenziario Imperiale in Lombardia che ambiva il ducato per la figlia e i futuri nipoti, rifiutato però dal Pico perché ritenuto di basso rango nobiliare. Anche la ricerca di prestiti, compresa la madre, per riscattare il feudo dall’Imperatore non trova soluzione.
Il Ducato di Mirandola viene venduto nel 1710 a Rinaldo I d’Este, Duca di Modena e Reggio, per 175.000 doppie d’oro, una cifra tale da far precipitare le finanze estensi in un vortice di debiti per parecchi anni.
Dopo otto anni trascorsi a Venezia mantenendosi con la vendita di argenti e mobili, Francesco Maria Pico viene accolto nel 1715 alla corte spagnola di Filippo V. Grazie al rapporto confidenziale con la regina Elisabetta Farnese di Parma, sposa l’anno prima di Filippo V in seconde nozze, e al principe di Cellamare, secondo marito della madre Anna Camilla Borghese, nominato pochi mesi prima ambasciatore di Filippo V alla corte di Francia.
Dopo la morte della madre avvenuta nel settembre dello stesso anno, il Pico si trasferisce a Madrid a dicembre, prendendo servizio a corte con il titolo di Cavallerizo Mayor del Re, ufficiale di casa reale responsabile dei viaggi, delle scuderie e delle cacce del Re.
Già a gennaio dell’anno successivo è nominato Grande di Spagna, a riconoscimento dei passati di fedeltà del regno di Mirandola al servizio del re di Spagna
L’anno dopo Francesco Maria Pico sposa Maria Teresa Spinola, figlia del vicerè spagnolo di Sicilia, intima amica della Regina di Spagna, e madrina al battesimo del figlio reale Filippo.
Francesco Maria riceve dal sovrano di spagnolo la massima onorificenza cavalleresca del Toson d’Oro, la stessa che ricevette in passato Alessandro I Pico. Lo ritroviamo inoltre ad avere l’onore di essere uno dei sei Grandi di Spagna a sorreggere il feretro di Luigi I, il figlio a cui Filippo V aveva abdicato il regno di Spagna.
L’anno precedente per una esondazione che aveva allagato la casa del Duca di Mirandola nel bel mezzo di un ricevimento muore per annegamento, insieme ad una decina di altre persone, la moglie Maria Teresa.
E il Duca cade di nuovo sul lastrico!
Nel 1744 Francesco Maria Pico dopo essere stato nominato responsabile economico delle varie residenze reali, Majordomo Mayor, e con questa nomina aver risolto tutti i suoi problemi finanziari, a 56 anni sposa la 19enne Maria Guadalupe James Fritz-James, figlia del Duca di Berwick, generale e Grande di Spagna, eroe con il padre della vittoria di Filippo V in Spagna durante la guerra di successione spagnola.
Sposa cioè la figlia del generale a cui Filippo V deve il suo regno.
Ma il 5 dicembre 1747, dopo una esistenza con la costante e fastidiosa mancanza di denaro per l’ostinato mantenimento di una condizione di sovrano, a 59 anni muore per malattia, senza figli, a Madrid Francesco Maria Pico, alla corte di Filippo V di Borbone.
Viene tumulato inizialmente sotto l’altare maggiore della Basilica di S. Francisco el Grande a Madrid, chiesa però abbattuta e ricostruita nel 1760. Delle malridotte ossa del duca, raccolte in un’urna durante i lavori e riposte in una cripta, se ne sono poi perse le tracce come molte altre sepolte nel tempio. Una legge successiva infatti del 1787 a seguito di una pestilenza proibì la sepoltura nelle chiese, che normalmente avveniva appena sotto la pavimentazione, e in pochi mesi tutte le salme vennero spostate generando una grande confusione che spesso portò a sepolture anonime in fosse comuni.
Scompare così l’ultimo discendente di 15 generazioni di Pico signori del ducato di MIrandola.