Al muturìn – Il motorino

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Quando mia mamma aveva utilizzato tutto il refe, potevo disporre del rocchetto di legno per fare

Tüti i bagaét i era bon da faral: col coltellino si incideva la corona per fare le rampe ed era un lavoro abbastanza difficile perchè bisognava far in modo che i denti fossero tutti uguali o quasi; da una camera d’aria di bicicletta si tagliava trasversalmente un elastico largo circa un centimetro; si scioglieva della cera per farne una pallina che quando era ancora morbida si schiacciava appiattendola per poi praticare un foro dal quale doveva passare l’elastico. Si tagliavano due pezzetti di legno, uno corto che, fra due chiodini, funzionava da fermo e uno più lungo per avvolgere l’elastico la cui torsione si scaricava sul rutulin dentato. Si faceva l’assemblaggio di tutte le parti: l’elastico dentro al foro del rocchetto, bloccato, da una parte dal fermo e dall’altra, attraverso il foro della cera, dal legno di carica.

As tribulava un póch, ma cun pasiensa a sa gla cavava. As girava al legn caricando l’elastico; la cera, funzionando da frizione, permetteva lo svolgimento graduale dell’elastico stesso .Al muturin l’andàva.

“Al méa al va pu fort,…, al méa al rapa di pu….al méa al va pu luntàn…”

Tratto da “Giochi, lavori,ricordi di un tempo” di Ado Lazzarini

Senza titolo-2

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