Bello a sapersi – I primi insediamenti della Bassa Modenese – Maurizio Bonzagni

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Maurizio Bonzagni

Maurizio Bonzagni

Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.

I primi insediamenti della Bassa Modenese

Storicità insediamenti nella Bassa Pianura

Storicità insediamenti nella Bassa Pianura

Antica via Reggio Ferrara tra Secchia e Panaro con schema dei Dossi

Antica via Reggio Ferrara tra Secchia e Panaro con schema dei Dossi

Molti dei paesi della Bassa Modenese hanno origini antiche ma le testimonianze scritte arrivate fino a noi che ne documentano la prima data di esistenza sono rare e spesso più tardive della reale nascita degli insediamenti, a volte anche di secoli. Nomi di diversi paesi tradiscono ad esempio una chiara origine romana, come Quarantoli, Nonantola, Quingentoli, che secondo la più accreditata teoria indicano misure di superfici, iugheri, ma dalla colonizzazione agricola dell’Impero Romano ci è giunta notizia scritta di soli due centri rurali, Colicarna e Serninus, e solo un’idea vaga della loro ubicazione[1].

Dosso del Crostolo con curve di livello

Dosso del Crostolo con curve di livello

Finale Emilia

Finale Emilia

Nel 752 viene fondato il Monastero di Nonantola, che tanta parte ha nella nostra storia, data credibile ma tutti i documenti più antichi sono andati distrutti dalle incursione degli Ungari del 900 e le pergamene  che  ancora possediamo, compresa quella della fondazione del monastero, sono in realtà falsi databili intorno al 1200, quando il monastero aveva l’esigenza di dimostrare le proprietà possedute per contrastare le pretese del Vescovo di Modena[2].

Le testimonianze si fanno più numerose solo dopo l’avvento di Carlo Magno nel 774, durante il cui dominio si fece largo uso di atti notarili per definire i diritti di giurisdizione delle varie Pievi a cui era demandata la ricca riscossione delle decime, praticamente la decima parte di tutto dato che la moneta era ormai scompasa da tempo[3].

Nel 716 si ha notizia di una Chiesa intitolata a S. Pietro Apostolo in vicus Siculo, sede di un porto sul fiume Sicula (Secchia). Villaggio (vicus) che dalla Chiesa divenne poi San Pietro in Siculo e successivamente, con la scomparsa del Secchia, San Pietro in Elda[4]. Nel 752 compaiono alla storia Sermide e Bondeno[5]. Nel 765 Migliarina[6]. Gli insediamenti più all’interno circondati dalla palude compaiono su strisce di terreno emergenti di qualche metro dalle acque, i dossi, creati dai depositi di antichi fiumi che poi presero altre direzioni, altopiani ancora oggi riconoscibili. Sul “dosso del Crostolo” compaiono Fabbrico e Rolo in diplomi Longobardi del 772[7], nel 841 troviamo l’antica località di S. Stefano nei pressi di Concordia, oggi scomparsa[8], e Novi solo nel 923[9]. Sul “dosso di Gavello”, dell’antico fiume Gabellus, che probabilmente altro non era che il nome romano dello stesso Crostolo, compaiono il castrum di Gavello nel 822[10] e Quarantoli nel 904[11]. Castrum, castello, a quel tempo altro non era che un’area fortificata con un largo fossato, un alto terrapieno e una robusta palizzata, data l’ampia disponibilità di acqua e legname. Gavello e Spino (poi dedicato a S. Martino) erano sul confine tra Longobardi e Bizantini e le loro fortificazioni risalgono probabilmente a tempi molto più antichi, anche se la prima testimonianza di Spino risale addirittura solo al 980[1]. Anche Cividale è sullo stesso dosso di Gavello ma compare solo nel 1140 sebbene il nome tradisca forse un’origine Longobarda, civitate erano infatti i centri militari del popolo-esercito longobardo oltre ad avere tuttora come patrono San Michele Arcangelo, il santo patrono del popolo Longobardo dopo la loro conversione al cattolicesimo, al quale erano dedicate tutte le più antiche chiese[2].

La chiesa di Camurana è citata nel 776 in un atto di Carlo Magno con riferimenti che la farebbero risalire addirittura alla conquista longobarda di Alboino nel 596, nel medesimo documento viene attestata anche l’esistenza di Solara[3].  In un atto di donazione del 835 è nominato S. Possidonio, con il suo antico nome di Garfaniana[4].

Carpi è citata in una bolla papale del 879. Documenti dell’XI secolo fisserebbero la fondazione della Chiesa di Santa Maria in Castello di Carpi, La Sagra,  al 753 ma molto probabilmente sono frutto di un mito medioevale atto alla rivendicazione di autonomia della Pieve da Reggio[5].

Nell’890 troviamo per la prima volta Rovereto, come appartenente alla corte di Mercoriatico, da identificarsi con S. Antonio in Mercadello[6]. San Felice compare nel 927[7]. Massa Finalese nel 998, anche se il paese si sospetta esistesse già ai tempi della fondazione del monastero di Nonantola[8]. Per la prima menzione di Finale Emilia dobbiamo invece attendere il 1009, nella località oggi di S. Lorenzo, poi spostata nella sua posizione attuale nel 1213 a guardia del Naviglio Modenese (poi divenuto il corso del Panaro)[9].

Il documento più antico che menziona Mirandola è del 1050. Un rogito di tale Cristofalo che dona un terreno alla Chiesa di Reggio. Con qualche dubbio di omonimia in quanto un confine citato è la Corte de Siso (ovvero Sesso di Reggio). Nel 1049 è citato il castrum di Mirandulae ma con buone argomentazioni è ritenuto un documento falso. Prime notizie sicure della località sono solo agli inizi del XIII secolo[10].

Per Cividale e Cavezzo bisogna attendere il 1140, per Medolla il 1197. Solo dopo si affacciano alla storia Mortizzuolo (1222), San Biagio (1228), Vallalta (1252), Disvetro (1191), Motta (1191), S. Giacomo (1302), Tramuschio (1332).

Concordia è stata fondata dai Pico nel 1360, come porto fluviale sul nuovo corso del Secchia da poco deviato sfruttando un vecchio alveo del Po verso Quistello (1007),  già da allora con il nome associato al fiume: “Villa Concordiae super Situlam”, esattamente come oggi[11].

Una terra difficile da conquistare, una natura poco ospitale di paludi, esondazioni, malattie e tormenti quasi insopportabili di zanzare. Non deve quindi stupire la tarda e lenta colonizzazione del territorio.

Lo studio delle antiche pergamene è costante da parte degli storici ed è grazie alla loro dedizione  se a volte si rivela un aggiornamento importante sulla prima data di esistenza di un paese, arricchendo sempre un po’ di più la conoscenza del nostro passato.

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[1] M. CALZOLARI, Note di Storia Antica della Bassa Modenese, in «Memorie storiche di Rivara, III», Modena 1980, pp 18-19.

[2] C. FRISON, Quarantoli, Nonantola, La contessa Matilde e i “Figli di Manfredo”: protagonisti di un falso?, in «Quarantoli e la sua Pieve nel Medioevo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 3, Mirandola 1992, pp 80-85.

[3] G. TABACCO, Alto Medioevo, 1981, riedizione UTET a cura di G. Sergi, Novara 2010, pp 100-101; R. RINALDI, Considerazioni sulle istituzioni ecclesiastiche nelle campagne emiliane fra i secoli VIII-XII, in «La Bassa modenese», quaderno n. 6, Mirandola 1984, pp 24-28; V. FUMAGALLI, Il regno Italico, in «Storia d’Italia diretta da G. Galasso», vol. II, ed. UTET, Torino 1978, pp 159-162;.

[4] M. CALZOLARI, Insediamenti altomedioevali nella pianura tra Secchia e Panaro: indicazioni per una ricerca archeologica, in «La Rocca Estense di San Felice sul Panaro», Atti della giornata di studio, Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 5, Modena 1993, p 143

[5] R. FERRI, “Sarmeta”/Sermide: note e riflessioni sui primordi di un paese dell’Oltrepò mantovano, in «Quaderni della Bassa Modenese», n. 43, Finale Emilia 2003, pp 80-81;.

[6] B. CARBONI, La curtis di Migliarina. Formazione, sviluppo e dissoluzione di una grande proprietà fondiaria medioevale,  in «Storia di Carpi Volume primo. La città e il territorio dalle origini all’affermazione dei Pio», Modena 2008, pp 254-256.

[7] D. FERRETTI, Da Vicus Longus a Santo Stefano: le vicende di un centro medioevale della bassa pianura emiliana,  in «In Loco Ubi Dicitur Vicolongo, L’insediamento medioevale di Santo Stefano a Novi di Modena», Finale Emilia 2018, p 32; E. BIANCHINI BRAGLIA, Rolo. Il dominio discreto e longevo della famiglia Sessi, in «Le piccole capitali, delle terre estensi» Quaderni del Ducato, Zagabria 2020, p 213.

[8] P. GOLINELLI, La Bassa Modenese nella diocesi di Reggio Emilia (secoli IX-XII), in «Quarantoli e la sua Pieve nel Medioevo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 3, Mirandola 1992, p 63;;

[9] D. FERRETTI, Da Vicus Longus a Santo Stefano: le vicende di un centro medioevale della bassa pianura emiliana, in «In Loco Ubi Dicitur Vicolongo, L’insediamento medioevale di Santo Stefano a Novi di Modena», Finale Emilia 2018, p 32.

[10] B. ANDREOLLI, Le origini di Gavello e S. Martino Spino, in «Gavello e San Martino Spino storia di una valle di bassa pianura», Atti della giornata di studio, Aedes Muratoriana, Modena 1993, p 49;

[11] B. ANDREOLLI, La curtis di Quarantoli: paesaggio, società, istituzioni, in «Quarantoli e la sua Pieve nel Medioevo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 3, Mirandola 1992, p 44.

[12] B. ANDREOLLI, Le origini di Gavello e S. Martino Spino, in «Gavello e San Martino Spino storia di una valle di bassa pianura», Atti della giornata di studio, Aedes Muratoriana, Modena 1993, p 49.

[13] M. CALZOLARI, I porti e la navigazione interna nella pianura modenese durante il Medioevo, in «Memorie storiche di Rivara, III», Modena 1980, p 48.

[14] C. VILLANI, Le proprietà fondiarie dell’Abbazia di Nonantola, in «La Bassa modenese», quaderno n. 6, Mirandola 1984, p 17;.

[15] P. GOLINELLI, Alla ricerca di un Santo sconosciuto: fonti agiografiche e documenti storici sul culto di San Possidonio nel medioevo, in «San Possidonio: un Santo un territorio», Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola, Mantova 1999, pp 11-12 e 15.

[16] P. GOLINELLI, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa a Carpi e nel territorio carpigiano nei secoli IX-XIII, in «Storia di Carpi Volume primo. La città e il territorio dalle origini all’affermazione dei Pio», Modena 2008, pp 285-287;.

[17] P. GOLINELLI, La Bassa Modenese nella diocesi di Reggio Emilia (secoli IX-XII), in «Quarantoli e la sua Pieve nel Medioevo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 3, Mirandola 1992, p 64

[18] C. FRISON, Il “castellum Sancti Felicis” tra X e XIII secolo: paesaggio, società, istituzioni, in «La Rocca Estense di San Felice sul Panaro», Atti della giornata di studio, Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 5, Modena 1994, p 180

[19] P. BONACINI, Da Flexum a Pegognaga. Note documentarie e topografiche, in «Quaderni della Bassa Modenese», n.27, Mirandola 1995, p 47;;

[20] A. BRAIDA, Finale Emilia. Terre di confine, città d’acqua e luogo di cultura, in «Le piccole capitali, delle terre estensi» Quaderni del Ducato, Zagabria 2020, p 56-57.

[21] M. CALZOLARI, Il contributo dei toponimi alla stoia degli insediamenti romani e medioevali del territorio mirandolese, in «Quarantoli e la sua Pieve nel Medioevo», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 3, Mirandola 1992, p 38.

[22] B. ANDREOLLI, Le origini di Concordia, in «Materiali per una Storia di Concordia sulla Secchia», Gruppo Studi Bassa Modenese, Biblioteca n. 4, Mirandola 1993, p 146;

COVER_Mirandola e la bassa modenese (1)

Liberamente tratto dal libro di Maurizio Bonzagni:

“Mirandola e la Bassa Modenese – Storia di una capitale dall’Alto Medioevo a Città di Provincia”

Edizioni: Al Barnardon

Il libro è in vendita nelle edicole e librerie di Mirandola.

€ 15.00

5 Responses to Bello a sapersi – I primi insediamenti della Bassa Modenese – Maurizio Bonzagni

  1. Meris Bonzagni says:

    Interessante

  2. Meris Bonzagni says:

    Molto interessante

  3. Ermanno Golonelli says:

    Bravo Maurizio

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