1982 – La tradizione in cucina – Alberghi,ristoranti,trattorie nella Bassa

Commenti (0) Racconti

Guida storica

…….A conclusione di questi brevi itinerari, si è ritenuto opportuno offrire una informazione più completa aggiungendo l’elenco degli alberghi, dei ristoranti e delle pizzerie dell’intero comprensorio, anche in sintonia con il piano di incentivazione turistica pubblicato dal Comitato comprensoriale nel gennaio 1980, su indicazione della legge regionale n. 16 del 14/3/75, modificata e integrata con la legge regionale n. 19 del 23/5/78.

La ricettività alberghiera, come si potrà vedere, è assai modesta, an­che se nei pressi di San Prospero sta per sorgere un nuovo albergo di buona capienza. Lo sviluppo sociale, economico e industriale del nostro territorio certamente richiederebbe una maggiore disponibilità ricettiva a livello alberghiero.

Notevole, invece la presenza, in ogni angolo del territorio, di ristoranti, pizzerie, tavole calde e paninoteche. Il che induce ad alcune indicazioni sulla cucina e sulla gastronomia della Bassa modenese.

La nostra è, da sempre, una cucina “povera” ma sostanziosa. È pove­ra nel senso che non prevede piatti elaborati e di sofisticata preparazio­ne, ma una cucina che punta sul sodo, anche perchè nel corso dei secoli la fame della gente e le sempre modeste possibilità di sfamarsi non con­sentivano elaborazioni di nessun genere.

Tanto per fare un esempio, il concetto di antipasto, nella cucina basso-modenese non esiste. Si passa subito alla minestra, elemento ba­se del mangiare di casa nostra. È chiaro che oggi nei ristoranti non man­ca la proposta dell’antipasto (per lo più salumi, come prosciutto, sala­me, mortadella, coppa o “ciccioli”), ma è una indicazione dettata da mode non certo locali.

Le minestre, dunque: i piatti tipici della Bassa sono i tortellini in brodo, chiamati quasi ovunque “i caplett”, che vengono cotti in un buon brodo di carne, con manzo e pollo, meglio ancora cappone. I tortellini alla pan­na non sono roba di casa nostra. Altro piatto tipico sono i maccheroni al pettine, che vengono fatti in casa arrotolando un quadretto di sfoglia su un pezzetto di pettine ricavato dai vecchi telai per la tessitura. La rigatu­ra che se ne ricava è quindi trasversale e pertanto trattiene più condi­mento. Altro piatto tipico sono le tagliatelle asciutte al ragù, in qualche località chiamate “fuiadi”, i “caplett ad zucca“, i tortelloni alla ricotta e le “erbe buone”, e i “bigoli al torchio”, anch’essi prodotti in casa con vecchi torchi. Assai migliori degli spaghetti con il grano duro.

Altre minestre tipiche i maltagliati in brodo, gli “stricchetti”, i qua­dretti, le tagliatelline, tutte cose da fare in brodo. Altra minestra dei tem­pi antichi era la “panada“, che è pane vecchio tagliato e triturato, poi bollito nell’acqua con sale e aglio, e i tradizionali “grattini”, pasta sfoglia sminuzzata in piccoli pezzettini.

Le minestre tipiche della cucina emiliana, vedi le lasagne, i cannelloni, i ravioli, gli agnolotti, eccetera, pur essendo molto apprezzati anche da noi, sono piatti “di importazione”, cioè di origine extracomprensoriale.

Per i secondi, anche da noi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Vera­mente tipici delle nostre terre sono comunque i bolliti misti, che arrivano in tavola fumanti: lo zampone, il cotechino, la testina di vitello, la lingua e il manzo.                                                                                     .     . ,

La carne bovina da noi è “la carne” tout court. Per i più abbienti c’era (e c’è ancora) la coscia o la “costa”, per i più poveri era già tanto avere in tavola, almeno la domenica, un pezzo di “doppione” o di “punta di petto”.

Molto apprezzato è lo zampone della Bassa. Una tradizione pretende che questo insaccato sia nato a Mirandola ai tempi del famoso assedio di papa Giulio II. È certo però che dalle nostre parti si produce un eccel­lente zampone. Come erano molto apprezzati i “cappelli da prete”, cioè lo stesso impasto dello zampone racchiuso in pezzi di cotenna di maiale confezionata a forma di piccolo sacco a tre punte, un po’ simile agli anti­chi copricapo dei sacerdoti.

Altri secondi piatti molto apprezzati, sempre in clima di tradizione, so­no il coniglio arrosto, l’anatra pure arrosto (con particolare tradizione a Massa Finalese), poi le faraone e tutto il pollame da cortile, il galletto alla cacciatora, cioè messo in padella con pomodoro, peperoni, cipolle, aglio e rosmarino. Poi lo zampetto di maiale lessato, lo stinco di maiale tipico di Finale.

Nella zona valliva e in tutto il finalese è tipica anche la preparazione del pesce d’acqua dolce (gobbi, carpe, cavedani, pesce gatto e anche anguilla), nonché delle rane, che si possono arrostire, friggere, oppure servire con il risotto.

Ma come giustamente afferma Vilmo Cappi, il momento più caratteri­stico della gastronomia tradizionale della Bassa era la lavorazione casa­linga del maiale, dalla quale si otteneva un po’ di tutto: i prosciutti, le “spallette”, le coppe, i salami, la salsiccia e la “salsiccia rossa o matta”, i cotechini, la coppa di testa, la “testa imbastita”, il lardo e lo strutto, oltre ai famosi “ciccioli“. Era la base, almeno un tempo, dell’ali­mentazione contadina e popolare.

Altri mangiari tipici sono “il salame sotto la brace”, la salama da su­go” nella parte del Finalese che confina col Ferrarese, i “gnocchi sotto la brace”, il “gnocco fritto“, la polenta arrostita con il grasso pestato, lapaparuccia(che è una polenta tenera, condita quasi alla fine della cottura con una sorta di ragù fatto di fagioli, olio, conserva di pomodoro e formaggio grana e che si mangia quasi del tutto raffreddata), lastria“, fatta con pasta non lievitata.

La celebre specialità gastronomica di Finale Emilia, per la quale il pae­se è largamente noto, è latorta d’Ebrei“, detta anche “sfogliata”. È una sorta di gnocco fatto di strati di pasta intervallati da strutto e for­maggio. Si deve mangiare caldissimo accompagnato da un bicchiere di vino bianco.

La tradizione vuole che questa “torta d’Ebrei” sia stata “inventata” nel secolo scorso da un israelita, Mandolino Rimini, convertitosi poi alla religione cattolica. Inviso dai suoi ex correligionari per la sua nuova fede cristiana, volle apportare una variante ad un tradizionale gnocco che gli ebrei mangiavano spesso: aggiunse cioè alla ricetta primitiva lo strutto, in modo che gli ebrei, che non possono toccare carne di maiale da cui deriva lo strutto, non potessero più assaggiare la sua torta. Oggi la “tor­ta d’Ebrei” è una specialità finalese veramente irripetibile.

In mezzo a tutto questo si poneva (e in qualche caso si pone ancora) il rituale della “sfoglia” fatta in casa con eccezionale bravitù della “razdora”, per le quali era un autentico vanto avere “in mano il mestolo”, sovraintendere cioè alla direzione della cucina. Era quasi miracoloso vedere come da un impasto di farina, uova, acqua e sale sorgesse la sfoglia, perfettamente rotonda e perfettamente uniforme nello spessore.

Quanto alla frutta, oggi si produce un po’ di tutto. Ma un tempo, ad esempio, San Possidonio era famoso per le sue ciliegie, la zona del Fina­lese per le sue noci. Caratteristica produzione della Bassa era la “mela campanina” che si conservava a lungo durante l’inverno, talvolta messa     in frigo sulle tegole di casa. Altri frutti di casa nostra erano le nespo­le, i marubilani (o “marusticani”), le marasche, le amarene, i fichi, le prugne, specie quelle squisite dette di Santa Rosa, le mele e le pere di svariate qualità. Oggi la frutticoltura, come è giusto, punta su qualità più commerciabili e più appetibili da parte dei consumatori.

Non va dimenticato che un tempo, specie con le mele campanine, si facevano le cosiddette “ciappelle”, vale a dire lunghe collane di mele tagliate a fette, infilate in uno spago e poi messe ad essicare al sole. Si apprezzavano molto durante la stagione invernale e si usavano anche per il pane di Natale.

Un capitolo a parte meriterebbe il cocomero della Bassa, fra i più buoni del mondo. Oggi la produzione è a carattere industriale con varietà di provenienza americana o giapponese. Molto buoni, addirittura eccezio­nali, i meloni del nostro territorio.

Un tempo erano famosi i “meloni raparini”.

Notevole, adesso, sul nostro territorio la produzione di aglio, cipolla, melanzane, peperoni e pomodoro. A proposito del pomodoro, non va dimenticato un altro caratteristico rituale che si verificava, e si verifica ancora, a fine agosto o ai primi di settembre, cioè la preparazione della “conserva”. La tipica conserva di pomodoro della nostra terra è fatta con il pomodoro tenuto a bollire per varie ore, assieme agli “odori”, cioè cipolla, sedano, prezzemolo, carota e basilico, poi macinato e spremuto e infine messo nei vasi e fatto bollire a bagnomaria.

Uguale cura si metteva nella preparazione dei liquori. La Bassa mode­nese era nota un tempo per la preparazione dell’acquavite, cioè della grappa.                                                                                                 .

Le località oggi note con il nome di Bollitora ospitavano appunto pic­cole fabbriche di acquavite, senza contare che molte famiglie gestivano in proprio questa attività.

Caratteristico liquore della Bassa resta sempre il nocino, che richiede una preparazione tradizionale e particolare, una vera liturgia che inizia la notte di San Giovanni (24 giugno) con la raccolta delle noci ancora ver­di. Si facevano anche il laurino e il rosolio, mentre la zona di Finale Emilia è ancora famosa in tutta Europa per il suo “anicione”.

Fra i dolci non va dimenticata la focaccia dolce che a Mirandola e Con­cordia si chiama “al basulan“, mentre a Cavezzo e a Medolla viene chia­mata “balson”. Si tratta di una sorta di ciambella, ottima da intingere nel vino lambrusco. Caratteristico è anche ilpane di Nataleche, con piccole diversificazioni, si fa ancora in tutta la Bassa. Un tempo si face­va anche lasaba“, che è mosto cotto, oltre alsapore“, che è una marmellata che si fa con mosto d’uva, pezzi di zucca tagliata a dadi, me­le sbucciate a fettine, mele cotogne a pezzettini, bucce d’arancia secca­te e gherigli di noce. È una cottura lunga, che non finiva mai, sul paiolo appeso al camino.

Altri dolci tipici sono itortelli fatti con il “sapore” di cui si è det­to, mentre per il periodo carnevalesco imperversavano lechiaccherevale a dire le frappe, nastri di sfoglia dolce, attorcigliati, fritti nello strut­to e poi zuccherati a caldo.

Resta da dire del vino: qui da noi regna sua maestà il Lambrusco di Sorbara (e anche il Salamino di Santa Croce) e di questa frizzante tiran­nia non possiamo certo lamentarci. Con i nostri cibi, non proprio legge­rissimi, il lambrusco è quello che ci vuole. Ma non mancano anche certi vinelli bianchi, pure leggeri, che forse non avranno tipicità, ma sono estremamente gradevoli.

           ALBERGHI, RISTORANTI, TRATTORIE DELLA BASSA

CAMPOSANTO

Albergo “Gran Paradiso” di Levratti – Via Panaria, 596 – Cadecoppi

Ristorante-Albergo “Gran Paradiso” di Levratti – Via Panaro, 596 Cadecoppi

Trattoria-Ristorante “Tre Re” di Malagoli Bruna – Via per Solara, 16 Camposanto

Ristorante “Regina del Bosco” di Luppi Orazio – Via per Cavezzo, 6 Bosco della Saliceta

Trattoria “Da Giulio” – Via Panaria Bassa – Cabianca

Trattoria Morselli Amalberga – Via Panaria Bassa – Cabianca

Pizzeria “Niki” di Cocchi Nicoletta – Via Marconi – Camposanto

Pizzeria Zaccaria Ferruccio – Via Marconi – Camposanto

Anche a Camposanto si possono mangiare tutti i piatti tipici della cu­cina modenese. Consigliabili, comunque, il pesce-gatto e le rane, non­ché la carne alla griglia secondo l’antica usanza boscaiola.

CAVEZZO

Albergo “Da Mario” Piazza Martiri della Libertà, 21 – Cavezzo

Albergo “Del Ponte” – Via Cavour, 329 – Ponte Motta

Ristorante-Albergo “da Mario” – Piazza Martiri della Libertà, 21 Cavezzo

Ristorante-Pizzeria “Nuova Barchessa” di Bertesi Enzo – Via Solferino, 21 – Cavezzo

Ristorante “Del Ponte” – Via Cavour, 329 – Ponte Motta

Ristorante-Pizzeria “Il Gambero Rosso” – Via Cavour, 300 Ponte Motta

Pizzeria “La Forchetta” – Via Gramsci, 67 – Cavezzo Pizzeria “Da Gino” – Via di Mezzo, 26 – Disvetro

Cavezzo, oltre ad un eccellente vino lambrusco di Sorbara, offre tutte le specialità della cucina tipica della Bassa modenese. Le specialità della zona sono i tortellini (che qui si chiamano “caplett”) in brodo, i macche­roni al pettine, i bolliti misti e la focaccia dolce detta “balson”.

CONCORDIA SULLA SECCHIA

Albergo “Morinii” – Via Mazzini, 61 – Concordia

Albergo-ristorante “Morini” – Via Mazzini, 61 – Concordia

Trattoria Trevisani – Via per San Possidonio, 6 – Concordia

Pizzeria Belli Massimo – Via Gobetti, 8 – Concordia

Pizzeria Truzzi – Via per Novi, 43 – San Giovanni

Pizzeria-ristorante “La Griglia” di Giubertoni Giancarlo – Via Martiri, 61 Fossa di Concordia

Paninoteca-ristorante di Berviglieri Bruno – Via Martiri, 4 – Concordia

Anche Concordia può offrire al turista tutti i piatti tipici della Bassa, ma qui vengono particolarmente apprezzati anche i tortellini di zucca e i tortelloni alla ricotta.

FINALE EMILIA

Albergo “Nuova Luce” di Fava Oscar – Via Panaria Bassa – Finale Emilia Albergo Zuccherificio di Magnagnoli Giuseppe – Via Ceresa Massa Finalese.

Ristorante “Nuova Luce” di Fava Oscar – Via Panaria Bassa (Polo industriale) Finale Emilia

Ristorante Coa Sergio – Via Statale per Modena, 1 – Finale Emilia Ristorante Self-service – P.zza Garibaldi – Finale Emilia Ristorante “Zuccherificio” di Magnagnoli Giuseppe – Via Ceresa Massa Finalese

Trattoria “Stazione” di Fregni Dante – Via Rotta, 4 – Finale Emilia Trattoria “La Busa” di Cremonìni Roberta – Via Trento Trieste Finale Emilia

Trattoria Bignardi Luciana – Via Trento Trieste – Finale Emilia

Trattoria Pederzini Luciana – Via Casoni Sopra 19 – Casoni

Trattoria “Al Campione” di Pavarotti Zulema – Via Canaletto, 30 Canaletto

Trattoria Garau Tonino – Piazza Caduti della Libertà – Massa Finalese Trattoria Molisso Vincenzo – P.zza Caduti della Libertà – Massa Finalese Trattoria Calzolari Agnese – Via Salde Entrà – Massa Finalese

Trattoria Cremonini Enrichetta – Via per Ferrara – Casumaro

Trattoria Paganelli Rino – Via per Ferrara – Casumaro

Trattoria Rezzaghi Mario – Via per Ferrara – Reno Finalese

Pizzeria “Santa Lucia” – di Romano Lucia – Via Rotta, 15 – Finale Emilia Pizzeria Fregni Dante – Via Rotta – Finale Emilia

Pizzeria “La Baia” di Luppi Paolina – Via Cappuccini, 37 – Finale Emilia

Pizzeria Fontana Bice – Via per Modena – Massa Finalese

Pizzeria Cariani Odes – Via per Ferrara – Casumaro

Pizzeria Casari Oneglia – P.zza Verdi – Finale Emilia

Pizzeria “Da Poldino” di Guerzoni e Mazzoli – Via per Modena

Massa Finalese

La vera tipica e caratteristica specialità di Finale Emilia è la classica “torta d’Ebrei” o sfogliata, di cui si è detto. Ma sono da apprezzare an­che i “caplazz” di zucca , i tortelloni con ricotta e amaretti, il pesce d’acqua dolce e le rane. Liquore tipico di Finale Emilia è il famoso “anicione”.

MEDOLLA

Albergo “Diana” Via Roma, 92 – Medolla

Ristorante “Girasole” di Battaiola Alfredo – Via Provinciale, 42 – Medolla Ristorante “Mont’Albano” di Pieri Virginia – Via Montalbano, 1 – Medolla

Pizzeria “Gallo blu” di Ballistreri Bruno – Via Provinciale, 42 – Medolla Trattoria “I Tri Sant” di Grisanti Rino – Via Statale, 88 – Medolla

Trattoria Roncadi di Roncadi Cesarina – Via Statale, 161 – Medolla Trattoria-osteria Borra Amilcarina – Via Romana, 80 – Medolla

Pizzeria Mantovani di Mantovani Luciano – Via Camurana, 23 Camurana

Paninoteca “Snoopy” di Polastri Glauco – Via Rimembranza, 9 – Medolla

Come in tutti gli altri centri del Comprensorio, anche a Medolla si pos­sono gustare tutte le specialità della gastronomia locale, oltre ad un ec­cellente lambrusco, che qui si apprezza molto con il dolce “balson”. Al “balson e lambrusc” è dadicata anche la tradizionale Fiera di Bruino. Molto apprezzato è anche il “gnocco fritto”.

MIRANDOLA

Hotel “Pico” di Codifava Paolo – Via Statale sud, 12 – Mirandola

Albergo “Universal” Via Statale nord, 25d – Santa Giustina Vigona

Albergo “Nuova Italia” Via Volturno – Mirandola

Albergo “Al falco” di Romano Francesco – Via Statale nord, 1 Mirandola

Albergo “Touring” di Augusta Oviszack – Via Statale sud, 62 San Giacomo Roncole

Locanda “Tazza d’oro” di Grana Arcangelo – Via Pico, 5 – Mirandola Locanda Cantadori di Rizzo Marta – Via Valli, 318 – San Martino Spino Locanda “Commercio” di Vincenzi Enore – Via Valli 165 – Gavello

Locanda “Cacciatori” di Barbieri Terenzio – V.le Gramsci, 41 Mirandola

Ristorante “Castello” di Bonomi Silvano – P.zza Marconi, 10 – Mirandola Ristorante “Roma” di Righini Egidio – P.zza Costituente, 24 – Mirandola Ristorante “Duomo” di Anderlini Siebel – Via Curtatone, 6 – Mirandola Ristorante self-service – Via Pico, 1 5 – Mirandola Ristorante

“Aquila nera” di Rebecchi Fainer – Via Statale sud , 3 Mirandola

Trattoria “Bocciofila” di Martinelli Olga – Viale Gramsci, 8 – Mirandola Ristorante “Sabbioni” di Sabbioni Lotario – Via Valli, 330 San Martino Spino

Ristorante Ganzerli “Da Saul” di Ganzerli Erino – Via Statale sud, 89 San Giacomo Roncole

Albergo-Ristorante “Universal” – Via Statale nord, 25 Santa Giustina Vigona

Ristorante “Il Fiasco” Via Imperiale, 63 – Mortizzuolo

Ristorante “Total” di Paterniani Vittorino – Via Statale nord, 4 Mirandola

Trattoria “Cacciatori” di Barbieri Terenzio – V.le Gramsci, 41 Mirandola

Trattoria “Italia” di Nardi Apollonio – V.le Gramsci, 119 – Cividale

Trattoria Morselli G.Franco – Via per Concordia, 24 – Mirandola

Trattoria “Botteghino” di Reggiani Silvano – Via Castelfidardo, 26 Mirandola

Trattoria “Due mori” di Bortoli Paolina – Via Valli, 388 San Martino Spino

Trattoria Civolani Ebe – Via Statale, 77 – Tramuschio

Trattoria Magri di Magri Gino – Imperiale, 421 – Mortizzuolo

Trattoria “Piccolo Paradiso” – Via Dosso, 32 – San Giacomo Roncole

Trattoria Cantadori – Via Valli, 318 – San Martino Spino

Trattoria Stancari di Stancari Corinna – Via Mazzone – Mortizzuolo

Trattoria Torricelli – Via Forna – Crocicchio Zeni

Trattoria “Commercio” di Vincenzi Enore – Via Valli, 165 – Gavello

Trattoria Bassoli di Malavasi Loretta – Via San Martino Carano, 28

Mirandola

Pizzeria “Elsa” di Lodi Franco – Via Cavallotti, 6 – Mirandola

Pizzeria “Dribling” di Manicardi Tito – Via Pico, 32 – Mirandola

Pizzeria “Vesuvio” di Graziano Aurioso – P.zza Costituente, 17/a Mirandola

Pizzeria “La Fontana” di Aldrighi Dima – V.le Italia – Mirandola

Pizzeria “Il falco” di Romano Francesco – Via Statale nord, 1 – Mirandola Pizzeria “La pace” di Rondelli Gino – Via Pico, 4 – Mirandola

Pizzeria “Sport” di Neri Silvia – Via Valli, 16 – Quarantoli

Paninoteca “Bistrò” di Gatti Fermo – Via Battisti, 23 – Mirandola Paninoteca “Marconi” P.zza Marconi, 2 – Mirandola

Le specialità gastronomiche di Mirandola sono soprattutto i “maccheroni al pettine”, lo zampone, che secondo una vecchia tradizione è nato proprio in questa terra, e, fra i dolci il “basulan”. Naturalmente anche in tutto il Mirandolese è possibile apprezzare i vari piatti della cucina mode­nese, con un cenno particolare ai tortelloni alla salvia.

SAN FELICE SUL PANARO

Albergo “Trieste” di Gualandri Novella – V.le Campi, 30 – San Felice sul Panaro

Albergo “Polohotel” Via Perossaro, 71 – Polo industriale

Locanda “Risorgimento” – San Felice sul Panaro.

Ristorante “Trieste” di Gualandri Novella – V.le Campi, 30 – San Felice Ristorante “Nuovo Texas” di Pellacani Bice – Via I maggio, 21 San Biagio

Ristorante “Polhotel” – Via Perossaro, 71 – Polo industriale

Trattoria “San Bernardino” di Cestari Riccardo – Via degli Estensi, 8 San Felice

Trattoria “Dalla Marta” di Zavatta Maria – Via Forcole, 18 – Mortizzuolo Pizzeria di Menegon Pierluigi – Via degli Estensi, 85 – San Felice

Pizzeria di Toselli Elena – Via Ascari, 21 – San Felice

Pizzeria “Oasi Olmone” Via Perossaro, 46 – San Felice

Anche a San Felice un visitatore può gustare tutte le specialità della cucina emiliana. Le specialità di San Felice sono la minestra di fagioli con le cotiche, il gnocco sotto le brace, il pollo alla cacciatora e lo stracotto di manzo.

SAN POSSIDONIO

Locanda “Trieste” di Pederzoli Gino – P.zza Andreoli, 50 San Possidonio

Ristorante-Pizzeria “Ponte Rovere” di Mantovani Ellero – Via Provinciale Concordia

Trattoria “Trieste” di Pederzoli Gino – Piazza Andreoli, 50 San Possidonio

Trattoria “Baffi” di Marchesi Omari – Via Matteotti, 231 – Bellaria

Trattoria “Tre Barche” di Zucchi Giselda – Pioppa

Pizzeria “Oratorio” di Sgarbi Ermes – Via Gramsci, 20 – San Possidonio

La specialità gastronomica più nota di San Possidonio sono le taglia­telle al ragù, che qui vengono chiamate “fuiadi”. Eccellente anche il vi­no lambrusco che viene prodotto in questa zona particolarmente idonea alla produzione vinicola.

SAN PROSPERO SECCHIA

Albergo-Ristorante “Brennero” – Via Statale – San Prospero

Ristorante “San Silvestro” di Belloni Mario – Via Statale, 170 San Prospero

Ristorante “Brennero” Via Statale – San Prospero

Ristorante-Pizzeria “San Lorenzo” – Via Viazza, 11 San Lorenzo della Pioppa

Pizzeria “Renato” – San Prospero

Pizzeria-bar Castagnetti di Castagnetti Enrico – San Pietro in Elda.

Centro di produzione del migliore lambrusco modenese, San Prospero vanta una bella tradizione gastronomica, suggellata dall’apertura del ri­storante “San Silvestro” dove è possibile apprezzare tutti i piatti della cucina modenese. Le specialità di San Prospero sono comunque i tortel­lini in brodo, i maccheroni con pettine e la mortadella.

Tratto da: Guida Storica e Turistica della Bassa Modenese

Autore: Giuseppe Morselli

A cura del: Comprensorio Bassa Pianura Modenese – Formato da i comuni di – Camposanto – Cavezzo – Concordia -Finale Emilia – Medolla – Mirandola – San Felice sul Panaro – San Possidonio – San Prospero.

Anno: 1982

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *