1980 – Avanti tutta

Commenti disabilitati su 1980 – Avanti tutta Storia dei presidi chirurgici Mirandolesi

All’inizio del 1980 divenni io stesso cliente del Prof. Confortini a Verona, poiché scelsi giustamente la sua clinica chirurgica per un piccolo intervento chirurgico.

L’ospedale di Borgotrento a Verona andava giustamente fiero di questo reparto: data la sua efficienza  affluivano pazienti da tutta Italia e dal bacino mediterraneo.

Non molto tempo dopo, il Prof. Confortini sarebbe putroppo stato spazzato via dalla ondata contestatoria-terrorista che già impazzava nelle strutture sanitarie italiane: lui stesso fu malmenato e picchiato nello studio in cui riceveva i suoi pazienti privati nel centro di Verona, colpevole solo di tenere una rubrica su “Il Giornale” di Montanelli in cui sosteneva una impari battaglia contro le inefficienze e gli sprechi della sanità pubblica (nota bene:era l’epoca del rapimento del Generale Dozier a Verona).

Nello stesso clima politico, anche al San Carlo di Milano ,dove si teneva il congresso italiano di nefrologia e di dialisi, accoglieva i congressisti, ormai non solo italiani, ma europei ,dato il prestigio del centro, uno striscione posto a mò di forche caudine, che diceva:

“i veri delinquenti non sono in galera”.

L’operazione chirurgica, la convalescenza, un grosso incidente automobilistico alle porte di Nagykanizsa in Ungheria, fortunatamente senza conseguenze, il 1980 era cominciato male per me e non brillò certo in seguito.

La mia attività promozionale presso i centri dialisi era abbastanza collaudata, e confinava spesso con la routine.

Il Carletto (aveva sostituito  Gianni Bellini nelle vesti di direttore vendite) mi lasciava la più ampia autonomia, mentre  Veronesi lanciava i primi segnali d’allarme relativi al calo di redditività del settore, e si dedicava sempre più a far partire alla grande le nuove linee di prodotti, la aferesi e l’autotransfusione, e a ripartire nella cardiochirurgia.

Se la Travenol aveva fatto partire il suo megaprogetto in Serbia, noi istaurammo un programma di collaborazione con una ditta croata, la Instrumentaria, per l’assemblaggio dei nostri filtri a Cazma, in Slavonia.

La cosa non ebbe un seguito rilevante, dato che il prodotto era già “vecchio” ancora prima di nascere, ma servì comunque a mantenere visibilità sul mercato.

Intanto il fido Vaccari, al quale erano state di tanto in tanto assegnate missioni di supporto al service anche in URSS (in definitiva lui dipendeva da Flandoli e dal servizio tecnico) aveva avuto un terribile attacco di ulcera a Mosca, dove era stato operato d’urgenza .

Anche Gianchie era stato inviato ad una fiera di apparecchiature mediche nell’Uzbekistan, da dove era tornato immortalato davanti al palazzo di Tamerlano insieme a due vecchi uzbechi con le loro pipe fumanti. Ma nulla di più: l’URSS rimaneva impenetrabile .

Stefano Bellini con la sua guida spericolata e aggressiva si era aggiudicato per l’ennesima volta il” volante d’oro”finendo con l’auto dentro ad un torrente nelle vicinanze del confine bulgaro-jugoslavo, senza danni fisici rilevanti.

Sempre nel 1980, in settembre, un grosso incendio (doloso?) devastò il magazzino materie prime della Bellco.

La stessa EDTA in quell’anno, voluta da un ambizioso medico praghese, il Doc. Valek, e supportata da Gambro, ancora non stanca di riversare inutilmente fondi in quello sfortunato paese, fu modesta e sottotono.

La non folta delegazione Bellco , guidata dal Veronesi in persona, e gestita da Gioia Severi, che sempre più aveva ampie funzioni organizzative, alloggiò in un motel a una ventina di chilometri da Praga, sulla autostrada per Brno.

Era un momento tra i peggiori nella storia ceca, le persone erano demotivate, la polizia onnipresente, la città, pur sempre bellissima , sembrava come lisa, logora, pochi hotel, ristoranti malandati che servivano un pessimo cibo, con camerieri ubriachi ondeggianti nelle loro lise e unte marsine.

La nostra vecchia Dasco, anche per protestare contro l’esosità del comitato organizzatore dell’EDTA, che aveva portato per le aziende i costi di partecipazione a livelli astronomici , all’ultimo momento tenne lo stand vuoto e mise in mostra solo il direttore commerciale, il noto Dott. Greco, che faceva mostra di sé nello stand tra lo stupore e la ilarità dei delegati.

L’unica novità di rilievo fu portata  dalla Travenol, che lanciò qui il suo sistema di dialisi peritoneale ambulatoriale (CAPD), che nonostante i suoi  limiti clinici  (l’alto tasso di infezioni del peritoneo), riuscì comunque a godere in seguito di uno sviluppo notevolissimo e procurò ingenti profitti alla Travenol.

Presso di noi si era invece acutizzato il problema della scarsità di pezzi di ricambio per le ormai numerose macchine sparpagliate in tutta Europa.

Flandoli aveva potenziato l’assistenza tecnica con l’ acquisizione di un nuovo tecnico, Luciano Nicoletti, che rinforzava la già robusta squadra attiva sul campo, e che si sarebbe dimostrato  un tecnico molto valido anche nella mia area, con interventi vari.

Nicoletti ricoprì varie posizioni in seguito, in varie aziende e di questo parleremo più avanti.

Enea Rossi, ingegnere, era anche entrato nel servizio di Flandoli, e in un futuro prossimo era destinato a diventarne il successore.

All’inizio degli anni ottanta  la dialisi cominciava già a dare segni di stanchezza e sclerosi, e per dare maggiore lustro e appetibilità ai nostri prodotti affiancavamo almeno una parte dei nuovi prodotti Dideco (la plasmaferesi in particolare).  Poiché esisteva già ufficialmente una Società Dideco, ottenni  un ok da Veronesi a fare io stesso come Bellco la loro promozione nella mia area, con un accordo provvigionale privato gestito dal buon Alberto Chierici, già tornato nel nostro settore e saldamente assestato al comando delle operazioni Dideco.

L’accordo funzionò benissimo per la parte ematologia, anche perché mi era facile visitare nefrologie- banche del sangue e istituti ematologici insieme, ma fui costretto a rinunciare alle altre due linee di prodotti Dideco , la cardiochirurgia e la autotrasfusione (quelle che dovevano diventare il vero fattore di sviluppo della società), perché essi richiedevano una attività a tempo pieno che io non potevo assicurare.

Vedremo poi in dettaglio la delicata operazione di transizione da Bellco a Dideco per le linee di prodotto più innovative.

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