Un secolo di imprese – Focherini – Mirandola

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Lo stabilimento di Modena

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La Metallurgica Focherini nasce dall’iniziativa di Italo, figlio di Angelo, noto commerciante mirandolese di metalli, pellami, vetri e legnami.

Testimonianze dell’attività commerciale della famiglia Focherini, originaria della Val di Pejo, nel Trentino, risalgono già agli inizi del Novecento. La ditta si era specializzata in articoli casalinghi, comprese stoviglie, stufe, aste dorate e luci da specchio, ma anche in prodotti per l’edilizia, quali putrelle, metalli e ferramenta in genere.

La ditta Angelo Focherini si rivolgeva sia all’utenza domestica, proponendo prodotti di qualità in ferro smaltato ed in alluminio puro (quali, ad esempio, pentole, caffettiere, mestoli, bicchieri e portauova), ed all’utenza professionale, come gli agricoltori ed i falegnami, che potevano rifornirsi di pialle in legno, seghe ed altri manufatti per la loro attività.

La ditta aveva magazzini per la vendita al civico 7 di Corso Vittorio Emanuele (l’odierna piazza Costituente) ed un’officina in via Circonvallazione per le costruzioni in ferro e la fabbricazione di reti metalliche e “cercoli” (cerchioni) in ferro per carri e birocci.

Nel primo decennio del Novecento ad Angelo subentrò il figlio Italo, che ne proseguì l’attività conservando, per la ditta, il nome del padre. In un catalogo per falegnami del 1911 la produzione comprende, tra l’altro, un’ampia gamma di pialle, seghe, scalpelli, manici da lima ed altro. Negli anni della prima guerra mondiale la ditta apre un magazzino a Bologna, dapprima in via Volturno poi in via Pietramellara n. 31 (di fronte alla Stazione centrale dei treni).

Tra il 1921 ed il 1922 l’attività si sdoppiò. A Mirandola la ditta trasformò la sua denominazione in quella di Italo Focherini, proseguendo l’attività del fondatore. A Bologna, invece, Alceste, fratello di Italo, proseguì l’attività in via Boldrini n. 12 con il nome del padre, continuando in un primo mo­mento a vendere stufe e trasformando successivamente l’azienda in vetreria e fabbrica di specchi.

Alla fine degli anni Venti la ditta Italo Focherini di Mirandola divenne distributrice esclusiva per 10 province del centro-nord Italia della ditta Caselli Ettore di Sorbolo (Parma), che produceva cucine economiche in ghisa. Allo stesso tempo Italo proseguì la produzione metallurgica, specia­lizzandosi in ruote per carri agricoli e “pompe per acqua, pozzi neri e materie dense”. Le pompe, in particolare, venivano proposte agli agricoltori attraverso una pubblicità accattivante, che faceva leva sulla parola d’ordine allora in voga dell’“autarchia”, al fine di promuovere l’uso dei concimi naturali, che erano in grado di far risparmiare denaro, «tempo e fatica».

Nel 1935 Italo Focherini acquisì la ditta Caselli di Sorbolo, perfezionando la produzione del­la cucina “Italiana” ed estendendo a nuovi modelli quali la “Salis Lux”, la “Sovrana”, la “Nuova standard”, la “Vittoriosa” e persino una cucinetta “Mignon” per bambini. A quell’epoca la ditta si era notevolmente ampliata, arrivando a rappresentare, coi suoi 50/60 dipendenti, la terza realtà industriale di Mirandola. La crescita dell’azienda impose anche un cambiamento di sede: da Corso Vittorio Emanuele la ditta si trasferì infatti al n. 21 di via Verdi (nel complesso confinante con via Montanari e via Circonvallazione).

A quel punto le strade di Italo e Alceste tornarono ad incrociarsi. I due fratelli si unirono in una nuova società denominata Metallurgica Focherini.

Negli anni della trasformazione (forse in attesa dell’attivazione dei nuovi impianti di via Verdi) la ditta aveva anche una sede a Modena, in via G. Graziani n. 7, dove avveniva la fusione di prodotti di ghisa comune, ruote in ferro e pompe idrauliche agricole. È da segnalare che a quell’epoca l’azienda Focherini utilizzava innovativi sistemi di vendita per fidelizzare la clientela, che facevano leva sui nuovi linguaggi pubblicitari, quali la fornitura, ai commercianti che acquistavano i prodotti, di mani­festi per reclamizzarli («nel numero proporzionato al quantitativo di cucine acquistate») e persino di «cartelli metallizzati montati su telaio».

I modelli delle cucine Focherini, sempre più perfezionati, continuavano ad essere prodotti a Sorbolo. A Mirandola venivano invece realizzati manufatti di fonderia in ghisa (quali caditoie, co­perchi per tombini, ecc.), pompe idrauliche, “guarnizioni cuoio a calotta”, pompe da concimaia, rubinetti spandiconcime, ruote per carri da campagna, ecc. Nel 1940 erano prodotte anche pompe capaci di trarre acqua fino a 20/25 metri di profondità. A quell’epoca l’azienda aveva raggiunto gli 85 dipendenti ed era la più importante fonderia della provincia di Modena, se si escludono quelle del capoluogo.

Gli effetti della guerra, con le difficoltà nel reperimento delle materie prime ed il rialzo gene­ralizzato dei prezzi, portarono inevitabili disagi all’azienda, che annunciò ai clienti di poter stabi­lire «prezzi e condizioni» soltanto al momento della spedizione, abrogando tutte le offerte fatte in precedenza. La ditta subì inoltre seri danni dai bombardamenti, ma riuscì a riprendersi in breve tempo. È da segnalare, durante il periodo dell’occupazione tedesca, che maestranze e direzione nascosero una parte delle macchine e dei materiali per evitare l’uso o l’asportazione da parte delle truppe germaniche.

Nell’immediato dopoguerra l’azienda diversificò ulteriormente la produzione, orientandosi verso il settore in ascesa delle stufe da riscaldamento, con un prodotto denominato “Vesuvio”. La ditta era ancora attiva nel 1951. A Mirandola erano presenti tre capannoni, un fabbricato ad uso ufficio ed un magazzino con le abitazioni dei custodi. La lavorazione avveniva in due forni cubilotti con una portata oraria di otto e dieci quintali rispettivamente. Lo stabilimento era inoltre dotato di gru elettrica, siviere, stufe e di impianti ad aria compressa ed acqua.

Il 22 dicembre 1951 lo stabilimento di Mirandola venne ceduto in affitto alla nuova socie­tà “Fonderia Ghisa e costruzioni meccaniche” di Mirandola. Soci principali di quest’ultima erano Giancarlo Focherini (secondogenito di Italo) e Corrado Molinari (che aveva sposato la primogenita di Italo, Mariangela). Altri soci erano Paride Concari, Alto Soncini, e le sorelle Mariangela e Giuliana Focherini (ma quest’ultima uscì quasi subito dalla società).

Fabio Montella

Tratto da: Un secolo di imprese “Cento anni di attività economica a Mirandola attraverso i documenti”

Testi di: Fabio Montella

Copertina e impaginazione: Alessio Bignozzi – Tipolito Salvioli

I documenti pubblicati sono di proprietà di: Centro Studi numismatici e Filatelici di Mirandola

Anno 2013

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