Reddito di Cittadinanza – La proposta di Ubaldo Chiarotti

Commenti (2) Ubaldo Chiarotti racconta

Considerazioni sui giovani “titubanti”nella ricerca del lavoro.

 REDDITO DI CITTADINANZA e rischi relativi; proposta di soluzione del problema.

Nel nostro paese assistiamo ad un fenomeno strano, abbiamo tanti giovani i quali non trovando il lavoro che più aggrada, preferiscono rimanere disoccupati senza nemmeno più cercarlo quel lavoro, rimanendo nel limbo tra il sostegno del contributo di disoccupazione e il mantenimento da parte della famiglia.

Il governo sta pensando di introdurre il reddito di cittadinanza che prevede un aiuto economico di circa 780 € mensili per due-tre anni con l’obiettivo di inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro con corsi di aggiornamento e lavori socialmente utili per 8 ore settimanali. E’ previsto che dopo 3 rifiuti di offerte di lavoro nel raggio di 50 km dalla residenza, tale reddito venga a cessare.

Con la presente mi permetto di intervenire sull’argomento grazie all’esperienza acquisita in 40 anni di lavoro di cui 35 vissuti anche come delegato sindacale e RSU della C.G.I.L. SCUOLA di Modena

Io penso che ,effettivamente, ci sia il problema dei giovani “titubanti” nel cercare lavoro, altrimenti non si spiegherebbe come mai il nostro paese attiri tanti extracomunitari disposti a fare i lavori più umili; penso però che in molti casi questo sdegno sia indotto anche dall’inserimento al mondo del lavoro che, per tanto tempo, ha privilegiato chi poteva esibire il maggior periodo di disoccupazione rispetto a chi magari pur titolare di diploma e di laurea, pur di non pesare sulla famiglia e sulla società, accettava di svolgere lavori umili, penalizzandolo perché veniva depennato dalle graduatorie dei centri di impiego.

Oltre al danno la beffa; quando presentava il curriculum, il datore di lavoro, visti gli umili lavori svolti, invece di valutare positivamente la voglia di lavorare  tacciava il giovane di scarsa professionalità.

Vorrei a questo punto esporre la mia soluzione del problema.

Perché non premiare chi, pur laureato o anche diplomato, accetta di uscire dalla disoccupazione andando ad eseguire i lavori più umili e assegnargli un punteggio maggiore rispetto a chi sceglie di rimanere disoccupato in attesa del posto più consono alle proprie aspettative, aumentando tale punteggio, quando la persona lavora molto lontano da casa e non può rientrare la sera?

Penso che questo sistema indurrebbe tanti giovani ad accettare un lavoro qualsiasi anche lontano da casa, senza sentirsi mortificato, anzi orgoglioso di poter dimostrare la sua buona volontà ed il suo impegno nel rendersi autonomo, senza più pesare sulla famiglia e nemmeno sulla società, potendo esibire questo opportuno certificato rilasciato dai centri d’impiego, anche nel curriculum personale.  Credo che questo sistema possa aiutare a ridurre il lavoro nero perché a quel punto chi aspira al posto consono al proprio grado d’istruzione avrebbe tutto l’interesse a poter dimostrare che egli non è un mantenuto, ma ha saputo accettare sacrifici per tirare avanti!

Viaggiando spesso verso il nord Europa e coltivando amicizie sul posto ho potuto notare come i giovani siano aiutati a rendersi autonomi dalle famiglie, con una legislazione che incentiva i contratti di lavoro occasionali degli studenti e questo aiuta i giovani a non sentirsi umiliati per tutto ciò, anzi questo per loro diventa motivo di orgoglio.

Tutto questo ho provato già 30 anni fa a proporlo ai sindacati che però non lo hanno mai voluto prendere in considerazione, affermando che compito primario del sindacato è quello di difendere i disoccupati ed i lavoratori dallo sfruttamento nulla più. Questo che io proponevo è stato visto solo come maggior possibilità di sfruttamento dei giovani senza mai coglierne il lato positivo purtroppo!

A mio modesto parere credo che il Reddito di Cittadinanza vada ben regolamentato facendo sì che nessuno possa pensare di stare due-tre anni disoccupato lavorando otto ore la settimana in lavori socialmente utili e frequentando qualche corso di aggiornamento, con ampi spazi per andare a lavorare in nero, salvo poi accettare un impiego regolare gli ultimi mesi, trascorsi i quali, con la complicità del datore di lavoro farsi licenziare, tornando a lavorare in nero per sfruttare di nuovo il R.d.C. .

Per ovviare a questo si potrebbe prevedere che tale R.d.C. sia usufruibile dall’individuo una volta sola oppure ogni 10 anni, magari sospendendone la durata, quando la persona accetta un lavoro anche umile ma regolare accreditante punteggio come accennato in alto, riprendendone il percorso bi-triennale, dove esso era stato interrotto, quando quel lavoro viene a mancare.

Mirandola (MO) 20/10/2018

Ubaldo Chiarotti

2 Responses to Reddito di Cittadinanza – La proposta di Ubaldo Chiarotti

  1. Jole Ribaldi says:

    Signor Chiarotti, ha espresso parole e pensieri che condivido totalmente. La ringrazio e mi auguro possa essere ascoltato come merita!
    La saluto cordialmente.

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