Mirandola – Francesco Montanari

Commenti (0) Mirandola raccontata da Vanni Chierici

15 maggio 1860, Calatafimi. I garibaldini combattono la loro prima battaglia contro l’esercito borbonico. L’assalto parte da una posizione sfavorevole e le cose sembrano mettersi male. Nino Bixio preoccupato chiede a Garibaldi di ritirarsi. Il generale lo apostrofa con la famosa battuta ” Bixio, qui si fa l’Italia o si muore!”.

A Calatafimi i garibaldini vinsero e fecero l’Italia, Francesco Montanari vi morì.

Francesco Montanari nasce a S. Giacomo delle Roncole il 22 gennaio 1822 da Luigi d’Innocenzo e Maria Ruosi. A due anni gli muore il padre lasciando la famiglia nell’indigenza ma il fratello di lui, don Pietro Montanari, li fa trasferire alla Mirandola e se ne prende cura. Lo fa studiare al Ginnasio dove si distingue e quindi nelle Scuole della Mirandola. Nel 1842 entra nell’Istituto dei Cadetti Matematici Pionieri di Modena dove diventa ingegnere.

Sei anni dopo lo troviamo volontario nell’esercito piemontese e combatte a capo di una colonna di volontari a Governolo dove viene promosso capitano. La sconfitta di Custoza e la resa del Piemonte lo inducono ad abbandonare l’esercito piemontese per accorrere in Sicilia dove è scoppiata una ribellione contro i Borbone. Ma i tempi sono prematuri e la sommossa viene domata.

A Roma nel frattempo Mazzini ha proclamato la repubblica romana. I francesi rispondono al richiamo del papa, ma anche tanti patrioti italiani vanno a dare manforte alla neonata repubblica, compreso il Montanari. Qui incontra Garibaldi e ne rimane affascinato. Si occupa delle difese mettendo a frutto gli studi d’ingegneria, ma è anche uno dei primi ad imbracciare il fucile alla bisogna. Grazie ai fucili migliori e ad un attacco a tradimento sferrato prima dello scadere di una tregua, i francesi sconfiggono e costringono alla fuga i repubblichini. Francesco fugge con Garibaldi e si avvia verso Venezia, anch’essa ribellatasi all’oppressione austriaca, ma in Adriatico la barca su cui naviga viene intercettata dagli austriaci ed è portato in carcere a Capodistria.

Restituito al governo Estense torna alla Mirandola dove riprende gli studi matematici. Nel contempo continua in segreto a frequentare ambienti irredentisti. Contattato da patrioti mantovani si reca a studiare le fortezze di Mantova e Verona per cercare punti deboli nelle difese. Scoperto viene catturato e condannato a 12 anni di carcere duro. Nel 1853, dopo un breve

periodo in carcere a Mantova, viene riconsegnato agli Estensi. A Modena la pena viene commutata in esilio. Va dapprima a Genova, poi a Lugano dove si sposa con la giovane Chiara Antonini; qui riceve nel 1859 la chiamata di Garibaldi a far parte dei Cacciatori delle Alpi come suo aiutante di campo in quella che sarà chiamata 2A Guerra d’Indipendenza. Segue il generale in tutta la campagna e all’atto dell’armistizio di Villafranca fa una scappata alla Mirandola, dove saluta per l’ultima volta la madre e gli amici, per far poi ritorno brevemente a Lugano. A settembre si trova a Reggio Emilia per organizzare un reparto di bersaglieri, ma il 19 novembre rassegna le dimissioni dal Regio Esercito Piemontese per seguire Garibaldi nell’impresa dei Mille. Arriva così a Calatafimi dove viene ferito da un colpo di fucile che gli spappola ginocchio e femore della gamba destra. Cesare Abba ricorda che l’ultimo ordine che diede ai suoi garibaldini fu “Rispettate il nemico, rispettate i feriti; sono italiani anch’essi”. Trasportato in un ospedale di Vita, nonostante le cure subentra la cancrena che costringe il dottore ad amputargli la gamba.

Francesco Montanari

Francesco Montanari

Battaglia di Calatafimi

Battaglia di Calatafimi

1853 Il Montanari in carcere con i Martiri di Belfiore

1853 Il Montanari in carcere con i Martiri di Belfiore

Via F.Montanari nei primi novecento

Via F.Montanari nei primi novecento

2012 Via Montanari

2012 Via Montanari

E’ tutto inutile, il 5 giugno 1860 Francesco Montanari esala l’ultimo respiro. Le sue ossa rimasero sepolte sotto una semplice croce nel cimitero di Salemi fino al 1892 quando, a cura del Municipio di Salemi, gli venne eretto un monumento in marmo a forma di piramide tronca e poggiante su tre scalini.

N.d.A. : la data precisa della morte non è ben chiara. In tre documenti ho trovato le date del 4, 5 e 9 giugno … fate voi.

Vanni Chierici

 Fonti storiche: don Felice Ceretti (Memorie storiche della città dell’antico Ducato della Mirandola – Biografie mirandolesi tomo II)

 Giuseppe Morselli (Mirandola, 30 secoli di cronaca)

Sito web (Colonna Garibaldina – Francesco Montanari)

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