L'”Olmone” di San Felice sul Panaro

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Madonna-Dei-Sette-Dolori

ADDIO, VECCHIO OLMONE!

È l’ultimo ricordo di questo meraviglioso Olmo, al quale il destino riservò una triste fine. La sua morte fu conseguenza dell’ultima guerra 1941-45. Colpito a morte nella prima incursione aerea alleata, avvenuta a San Felice nell’estate 1943, venne crivellato da schegge, che ne procu­rarono una morte lenta, ma inevitabile. Resistette ancora per una qua­rantina di anni, ma negli anni 1985-86 cessò ogni sua forma di vita.

Così, solo questa mattina, 5 agosto 1992, ho recuperato, prima che tutto vada in rovina e sia dimenticato, le misure di quanto è rimasto del suo tanto dilaniato fusto.

La sua circonferenza, a un metro da terra, è di metri quattro, ma è più che evidente che tale misura è incompleta; mancano parti del fu­sto tali da far pensare che la misura si aggirasse sui metri 4,10 – 4,15.

Con lui è finita anche la storia di un’immagine sacra «in cartone», custodita in una nicchia di legno, fissata al tronco negli anni trenta. Dai dati e dalle informazioni che mi è stato possibile raccogliere, questa immagine raffigurava la Vergine con sette frecce al cuore, la Madonna dei sette dolori. Fu in quegli anni che un lunedì mattina il Sig. Marshalek, in compagnia di un bambino, torna a casa dal mercato, diretto a Cam­posanto, su un piccolo calesse trainato da un cavallo. A duecento metri dall’Olmone venne sorpassato da un grosso autoveicolo, che fece im­bizzarrire il cavallo, il quale sfuggi al controllo del padrone e, solo dopo una furiosa galoppata, si fermo di schianto sotto all’Olmone. Il Mar­shalek promise che avrebbe portato e affisso su quella pianta una im­magine sacra. Dopo una decina di giorni torno, portando un immagine su cartone, che venne fissata al tronco in adempimento di una promes­sa e con il consenso del proprietario Dott. Antonio Puviani. Il podere era denominato «Madonna».

Quella fu la prima affissione, che venne posta su quella pianta.

Ma, come avviene molte volte, sulle vecchie piante, crescono e si concentrano animaletti di ogni specie. Anche sul nostro Olmone com­parvero grosse formiche nere, «formiconi», che nel tempo, piano piano, divorarono quel cartone. Solo allora qualcuno si interessò e si premurò di sostituire quell’immagine con una di porcellana.

Fu la Signora Renata Govoni Puviani a offrire l’immagine raffigu­rante la Madonna con il bambino. Posta nella sua nicchia, vi rimase per anni, ma poi venne rubata e solo dopo una quarantina di giorni o per pentimento dell’azione commessa o perchè non si trattava di cosa di un certo valore, una notte venne riportata ai piedi dell’Olmone. Allora venne raccolta e tuttora è conservata e ben custodita dalla Signora Elena Car­dinali Diegoli, la quale si è sempre interessata dell’immagine e della nicchia.

Oggi la Signora Elena, spera che, «a quanto si dice», venga presto eretta una colonna al posto del vecchio Olmone sulla quale potere siste­marvi, una volta per sempre, la sacra immagine a ricordo del bambino, di Marshalek e dell’Olmone.

Sempre in riferimento all’olmone, stando al più e al meno, la sua vita vegetativa è andata dai 220 ai 250 anni.

Stando sempre ai si dice, si vuole che sia spuntato da una siepe.

Duilio Frigeri

Tratto da: L’hobby di un pensionato

Autore :Duilio Frigeri

Anno 1992

Ciò che restava dell'"Olmone" nel 1984

olmone

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