La zvèta

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Questa rara immagine è la testimonianza di un’antica usanza oggi del tutto scomparsa. Quando gli amici di un giovane venivano a sapere che la sua ragazza aveva atteggiamenti leggeri e fatui con altri uomini, disegnavano sul muro di casa della malcapitata una rudimentale civetta. Per tutti era il se­gnale della scarsa affidabilità della giovane, la cui reputazione veniva così indelebilmente segnata. Di questo feroce bestiario antropologico sopravvivono ancora sbiadite testimonianze sui muri di al­cune strade del quartiere Maiolica. Giovanni Sola, nel suo prezioso libro “La parole della memoria” in proposito così si esprime:”..disegno che riproduce le fattezze di un animale fantastico, cornuto e caudato, eseguito di notte con catrame fuso sui muri dell’abitazione di una donna generalmente nubile, il cui comportamento è giudicato frivolo…”.

Tratto da: “CAFFE’ & OSTERIE del Finale di una volta” Edizioni CDL

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