La Tamplada o La Mattinata

Commenti disabilitati su La Tamplada o La Mattinata San Martino Spino raccontato da Andrea Bisi

“Lo Spino”, il bimestrale di San Martino Spino, racconta di un’altra antica tradizione chiamata “La tamplada” di cui riportiamo il testo.

La tamplada era un modo, nella tradizione contadina, di “punire” chi andava a convivere con un’altra donna e lasciava moglie e figli.

La prima notte di convivenza, gli amici ed i ragazzi del paese, andavano sotto le porte e le finestre del malcapitato e per tutta la notte facevano baccano con gli strumenti più impensati, tenendo sveglia la nuova “coppia”.

Chi usava catinelle e bidoni su cui battere come tamburi, chi sbatteva coperchi da pentola, chi usava battacchi da vacca, chi suonava trombe o trombette.

In un caso gli operai della ditta Aratri Greco, andarono a prelevare la sirena a manovella, che si utilizzava in caso di incendio per avvertire del pericolo gli operai, che lavoravano in un ambiente rumoroso.

Fissarono la sirena al pozzo davanti alla casa del fedifrago e cominciarono a far “cantare” la sirena, il cui sibilo, nel silenzio della notte arrivava fino alla Baia e quasi-quasi alla Luia.

Il sibilo arrivò anche ai carabinieri, che avevano la stazione nella villa, oggi di Linda Trombella; i militi arrivarono in bicicletta e sequestrarono la sirena. Solo per l’autorevolezza di Baldìn Greco la restituirono due giorni dopo all’azienda Aratri Greco.

Si racconta di una tamplada successa verso Mortizzuolo, dove purtroppo ci scappò anche il morto.

Chi era oggetto della gazzarra notturna era anche cacciatore.

Fra urla e schiamazzi, alle risate di risposta di quelli ai quali chiedeva di smettere, si passò alle parole grosse; fra i buontemponi, come al solito, erano girati fiaschi di vino, tant’è che iniziarono le minacce dal basso verso l’alto e viceversa; alla fine purtroppo ci fu una fucilata mortale.

Da allora le autorità proibirono l’usanza,che pian piano andò nel dimenticatoio.

SE I SANMARTINESI  AVEVANO LA “TAMPLADA” I MIRANDOLESI NON ERAN DA MENO CON LA “MATTINATA”

scansione@albarnardon.it_20160920_164331_001Già dal lontano 1670 avevano addirittura una “Confraternita” autorizzata dal Duca a raccogliere fondi per beneficenza.

In un documento della collezione della Fondazione della Cassa di Risparmio, esposto nel museo del Comune, si legge appunto quanto segue:

Atto di conferma alla Compagnia di S. Rocco della Mirandola degli antichi diritti sulle “Mattinate”.

“Alessandro secondo, Duca della Mirandola, Marchese di Concordia, Sig.re di S. Martino in Spino”,  1670.

“Fiat ut petitur” (Si faccia come è richiesto). Si dispone che si seguiti a concedere, come è sempre stato fatto in passato, ai rappresentanti della Compagnia di S. Rocco della Mirandola, che accusando inadempienze ne avevano inoltrato la richiesta, i danari che si riscuotevano per le “Mattinate che si fanno ai vedovi che si risposano”. Dato in Mirandola il 23 Dicembre 1670. Firma autografa del Duca.

Le mattinate erano rumorose ed incivilì gazzarre, accompagnate da lazzi e da volgarità (chiamate in dialetto “il ciuccàdi” o “il ciucconi”), che si tenevano dall’antico nel mirandolese (e altrove), all’alba del primo giorno di nozze o seguendo gli sposi dalla chiesa all’abitazione, per “festeggiare” e derìdere i vedovi che sì risposavano.Ci si poteva sottrarre pagando una certa somma di denaro, da devolversi per una certa parte alla Compagnia di S. Rocco.Questa Compagnia era una delle non poche Confraternite che animavano la vita religiosa e sociale della Mirandola specialmente nei  secoli XVII e XVIII, svolgendo opere di bene (cioè di “Misericordia”) e di volontariato.Parte non piccola della sua attività era devoluta all’assistenza e all’accompagnamento funebre dei condannati a morte; per questo era chiamata anche Compagnia della Morte o della Buona Morte. Vestiva saio e cappuccio nero, con stemma d’argento. Aveva sua sede e chiesa nell’Oratorio di S. Rocco, il Santo della pestilenza, la devozione del quale era antichis- sima nel Mirandolese e che abbiamo visto dare il nome nel secolo XVI all’antico e poderoso Forte di S. Rocco fuori della Mirandola.

(Il documento fotografico è tratto da Stampe e Disegni della Mirandola di Vilmo Cappi, Edizione Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola)

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