La Strada Canaletto (Statale 12) da San Prospero a Mirandola

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San Prospero - Parata di mezzi di trasporto pubblico in sosta davanti al vecchio Municipio, anni '30 del '900 ( Collezione Enrico Scannavini )

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La strada Canaletto (Statale 12) da San Prospero a Mirandola

Da un’attenta osservazione della carta stradale non sfuggirà di come la Canaletto rappresenti non solo un collegamento longitudinale fra il Capoluogo provinciale e la Bassa, ma anche una cerniera di collegamento fra l’Est e l’Ovest, o viceversa, della Bassa stessa. Infatti, due delle principali arterie trasversali della pianura modenese (le strade provinciali 1 e 468) compiono il proprio cammino, ciascuna con un tratto in comune alla stra­da Canaletto. Questa peculiarità, seppur nei brevi tratti in comunione, fa della Strada Statale 12 una vera cerniera fra tutte le direttrici ed un ele­mento fondamentale della viabilità locale e non solo.

La Canaletto, pur perdendo d’importanza con l’avvento dell’Autostrada del Brennero, con­tinua a rivestire un ruolo primario comunque extra regionale. Il crocevia, recentemente rinnovato, con la provinciale Cavezzo-Camposanto, ne fa il cuore ed il baricentro nel tratto della nostra pianura e ha nella Cappelletta del Duca (costruita nel 1856 come “Grazia ricevuta” per un fallito attenta­to ai danni del Duca di Modena) il proprio simbolo, divenuto quasi sino­nimo della strada. Se fossimo in America la nostra “road” 12 sarebbe stata sicuramente celebrata in qualche canzone folk come la mitica Route 66; ma da noi, per ora, tale privilegio è spettato solo alla via Emilia, “sorella maggiore” che ha ispirato il titolo di un famoso album di Francesco Guccini del 1984.

Anche se l’arteria non fa parte del gruppo delle antiche strade consolari romane mantiene comunque un fascino legato agli importanti passi Alpino “del Brennero” ed Appenninico “dell’Abetone”, che le danno il nome. All’importante arteria fanno da cornice, nella Bassa, molte ville o tenute in particolare nel territorio di San Prospero. Dislocate sulla strada od anche all’interno della campagna circostante, tali strutture o complessi architettonici, stanno proprio a testimoniare l’importanza assunta dalla via nel corso degli ultimi secoli. Non è un caso se molte di queste ville o tenute furono costruite proprio quando la Canaletto assunse maggiore importanza. L’arteria fu infatti potenziata a seguito dell’insediamento del Duca di Modena nei nuovi territori rappresentati dell’ex Ducato di Mirandola, avvenuto ad inizi del Settecento. La nuova Amministrazione politica ne impose le tappe postali e ne comprese il tratto nel progetto di un colle­gamento fra i territori austriaci (a Nord) e della Toscana (a Sud).

Nel 1848 fu istituito un regolare servizio di corriera trainata da cavalli fra Modena e Mirandola che terminò con l’avvio del servizio ferroviario, fra le stesse località, della linea costruita nel 1883.

Con l’Unità d’Italia emerse il fon­damentale servizio di congiunzione che la strada forniva nei confronti dei tre territori chiamati a rappresentare, anche formalmente con l’istituzione di tre circondari, la nuova Provincia modenese (la Bassa, la Montagna e l’Alta Pianura o Fascia pedemontana).

A capo del circondario della Bassa fu posta Mirandola, mentre Pavullo assumeva la guida della Montagna. Ancora oggi la storia della Provincia ne fa menzione attraverso il proprio stemma, dove i tre campi rappresentano gli emblemi dei tre Comuni a capo dei rispettivi circondari.

A seguito di questa divisione Mirandola arri­vò ad essere (e così fu fino al 1927) la sede di una Sottoprefettura, ovvero di una delle istituzioni, presenti a livello locale, più potenti ed influenti di allora.

Con la costruzione della ferrovia Modena-Mantova (1872/74), il Governo, per gli effetti di una legge, declassò l’arteria da statale a provin­ciale. Il provvedimento non durò a lungo, in quanto la Provincia vinse il ricorso che si opponeva a tale operazione e la Canaletto tornò (1883) nel novero delle strade gestite dal Genio Civile e quindi statale. Così rima­se anche con la costituzione della AASS (poi ANAS), avvenuta nel 1928 (Legge 17 maggio 1928, n. 1094).

Agli inizi degli anni ’20 del ‘900 co­minciarono a solcare il tratto modenese di Pianura dell’importante arteria diverse imprese che esercitavano il servizio di autolinea. A tal proposito, a significare la centralità dell’asse San Prospero-Cavezzo, ricordiamo che proprio due di queste imprese avevano la sede in quei Comuni. Si trattava delle ditte Bruini Giovanni e Castelli Livio.

La prima si era specializzata in collegamenti sulla Carpi-Motta-Cavezzo, mentre la seconda aveva inizia­to la tratta da San Prospero a Modena oltre che a Carpi e Mirandola. Nel 1933-34 quest’ultima impresa rinunciò alle direttrici verso Carpi e Miran­dola per assumere, su richiesta dell’Amministrazione comunale, la tratta San Martino-San Prospero-San Lorenzo-Stazione di Bomporto. A causa delle razionalizzazioni dovute agli eventi bellici, nel 1942, l’impresa do­vette rinunciare alle corse su Modena per privilegiare l’altra tratta verso il capolinea ferroviario di Bomporto (poi spostato a Solara). Ma non fu la ferrovia il maggior “nemico” della strada. Il pericolo rappresentato dalla congiunzione di Modena con Mantova e Verona si era, infatti, solo assopi­to a seguito delle vicende di un secolo prima e si risvegliò prepotentemente con la costruzione dell’Autostrada del Brennero, completata nel 1974. Con tale infrastruttura, infatti, la Strada Statale 12 ha perso d’importanza; ciononostante, essa deve rimanere un’opera di grande prospettiva per la nostra Provincia, per la Bassa e per Mirandola.

Tratto da: Quando la Bassa viaggiava in tram.

Autori: Fabio Casini – Fabio Montella

Edizioni CDL

Quando la Strada Canaletto era una tappa fondamentale di passaggio per il Trentino e il Tirolo ( Collezione Sgarbanti )

Canaletto

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