La Mirandola – Storia urbanistica di una città – Scenografia della Mirandola Barocca – VI Capitolo

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Dopo il Rinascimento, il Barocco si rivela il periodo più fertile e ricco di realizzazioni in campo edilizio disugualmente divise tra edifici di uso pubblico (il castello per es. in alcune parti) ed edifici di carattere religioso (chiese e conventi).

Tutte queste costruzioni comparivano di una concezione e di una dignità architettonica superiori alla media. Mentre il castello sarà oggetto di una trattazione a parte che prenderà in conside­razione anche le sue parti barocche qui si metteranno in evi­denza gli edifici di carattere religioso che, come voleva il gusto del tempo, erano collocati scenograficamente nel corpo della città. La Città aveva già del resto una distribuzione scenogra­fica: basti pensare per es. per toccare l’argomento anche sul piano della architettura minore, decorativa, ai due grandi archi, in mattone a vista, il primo ad una sola luce, l’altro a tre (che si vedono riprodotti in tante stampe), fatti costruire nel 1597 da Federico II Pico in capo di Via San Michele in Terranova e di Strada Grande che non avevano altra funzione che quella di chiudere scenograficamente queste due belle vie e per il secondo anche di nascondere la gola del baluardo.

Similmente ,un grande arco barocco (che era il portone posteriore del Convento dei Servi) chiudeva verso mezzodì la via Fulvia, detta un tempo di S. Maria Maddalena, allora una delle più belle della Città, che cominciava dalla parte sinistra della piazza di S. Francesco e si allargava a metà del suo per­corso nel sagrato erboso della chiesa di S. Maria Maddalena.

Si pensi alle chiese dei Cappuccini e del Gesù edificate rispettivamente all’inizio e alla fine della loro strada colle fac­ciate che si vedevano da Via Grande e dalla Piazza e compari­vano da lontano in una visione prospettica obbligatoria, quasi come in un fondale, come una «proposta turistica», si direbbe oggi, un invito alla ricerca degli edifici. Lo stesso effetto era stato voluto per la chiesa di S. Agostino, considerata al tempo della sua costruzione una delle più belle della città, la cui fac­ciata si vedeva subito dalla Piazza, stagliata tra le case della strada come tra due quinte.

Cioè la soluzione di tante «architetture» barocche e che si vede anche in certe città medioevali, in questo caso adottata per motivi spesso esclusivamente militari e di spazio, di inter­rompere la corsa delle strade con la fronte di un edificio qui era risolta colla presenza di costruzioni artisticamente valide o non comuni in modo che il reticolo viario era abbellito dalle prospettive dei palazzi e delle case e concluso dalla facciata di una chiesa, di un arco. Non si trattava di opere d’arte sul piano edilizio o tanto meno di cose eccezionali ma di costruzioni e soluzioni che nel loro insieme creavano una atmosfera caratteri­stica e acquistavano un loro valore ambientale.

Da un punto di vista generale si può ribadire che anche gli altri edifici importanti concorrevano a questo tipo di solu­zione come per es. il Duomo (in stile gotico alterato; periodo di transizione con il Rinascimento), e la chiesa della Madonnina; anche questi due edifici che esistono tuttora non rappresentano grandi realizzazioni architettoniche e dal punto di vista stretta­mente artistico; ma la loro collocazione ambientale li abbelliva e li perfezionava e creava nel contesto della città angoli pitto­reschi e di grande dignità.

Si immagini la Madonnina colla cupola rivestita di piombo che chiude scenograficamente la lunga piazza della Mirandola, a sinistra della porta della Città e della rettilinea cortina del castello e di fronte al Palazzo Civico; si immagini l’alta strut­tura del Duomo col suo largo sagrato contornato a destra dall’Oratorio del SS. Rosario con la sua altissima cupola e da un dignitoso palazzo del Seicento, e in seguito, a sinistra, dalla fronte della chiesa di S. Maria Bianca (poi delle Mendicanti), che aveva ai lati il basso e caratteristico porticato del rinno­vato Ospedale; di fronte, il portico dei palazzi di Via Grande e la facciata rinascimentale in cotto del Convento di S. Ludovico, uno degli edifici più belli della Città.

E subito dietro e di fianco al Duomo, alla sua destra, in una piccola piazzetta quadrata, la secentesca chiesa del SS. Sacramento, che per fortuna esiste tuttora, dalla bella facciata in cotto, a tre ordini sovrapposti, ionico, dorico, corinzio (incom­piuto), pensata secondo le regole auree dei Trattati di Architettura.

Ancora una volta si capisce come la città raggiungesse una estrema perfezione ambientale (del genere si può dire di talune cittadine toscane ed umbre) così rara da raggiungere in Emilia e purtroppo nelle condizioni di adesso assolutamente irricono­scibile.

"Plan De La Ville De La Mirandolae"

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Gli Oratori del SS.Rorario e del SS. Sacramento in pianta, nei rapporti tra loro e col Duomo.

Da un disegno del secolo XIX di Giacinto Paltrinieri; in "Memorie Mirandolesi", mms.presso la Biblioteca Comunale della Mirandola.

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Un interessante aspetto della Mirandola barocca era rappresentato dagli Oratori del SS. Sacramento e del SS. Rosario che, costruiti vicinissimi al Duomo e per motivi di prassi liturgica con questo comunicanti, avevano finito per rappresentare insieme quasi un unico edificio e per creare quindi col tempo una situazione edilizia caratteristica e di grande interesse ambientale.

Il Rosario, nato inizialmente come cappella, si trovava contro la fiancata destra del Duomo col quale comunicava all’altezza della seconda campata. Come si è detto, era sormontato da un’alta cupola, rivestita di piombi (come quella della Madonnina), che sovrastava i tetti delle case e delle chiese vicine; anche queste presentavano già in loro stesse diversi motivi di interesse, il Sacramento per la grazia della sua architettura e della decora­zione interna, il Duomo per la maestosità della sua larga facciata percorsa verticalmente da quattro massicci pilastri e per le caratteristiche ancora rina­scimentali del suo esterno. Il Sacrato era delimitato da un recinto di paletti in marmo riuniti mediante barre di ferro.

Nel loro insieme, i tre edifici (costruiti in epoche diverse, 1610, 1666, 1470, ma resi uniformi dal tempo) costituivano, come si è detto, un grande caratteristico isolato che si affacciava col gioco disuguale delle superfici esterne, da una parte sulla nascosta piazzetta del Sacramento e dall’altra, come lato principale, sul largo piazzale Duomo.

Purtroppo, nel 1784, il Rosario fu demolito e al suo posto fu aperta la via che porta presentemente alla facciata del Sacramento.

L’Oratorio del SS. Sacramento

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L’Oratorio sorge sul fianco dell’apside destra del Duomo; è stato costruito dal 1608 al 1610. E’ stato felicemente risanato e restaurato negli anni 1997-1998.

Le quattro facciate del bellissimo Oratorio o Cappella del S.mo Rosario del Duomo.

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Eretto dal 1639 al 1666, durante il lungo regno di Alessandro II Pico, come cappella del Duomo, l’oratorio fu abbattuto poco più di un secolo dalla data di erezione, nel 1784, per disposto della pubblica Amministrazione (sic!), per far luogo ad una strada che congiungesse per via esterna (non più passando per le chiese) l’ampio sacrato del Duomo alla piccola piazzetta del Sacramento. L’interno era di ordine composito, fittamente decorato da stucchi, statue e dipinti ed era concluso da un’alta ed elegante cupola rico­perta all’esterno da lamine di piombo. Aveva tre altari, il maggiore in marmo dedicato alla B. Vergine del Rosario, gli altri, uno dedicato al Ss. Crocefisso del Rosario, l’altro dedicato a S. Domenico. L’ingresso alla cappella – oratorio si aveva all’altezza della seconda campata della navata sinistra del Duomo, La perdita dell’oratorio sminuì tutta la città e la privò di un’opera monu­mentale e caratteristica in pratica senza ricavarne una convincente contro­partita

L'Oratorio della Porta, detto della Madonnina

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L’oratorio come compariva prima del restauro del 1868

Eretto dal 1602 al 1604 in epoca barocca, accanto e vicinissimo alla porta della città tanto da prenderne subito il nome, si chiamò poi della Madonnina, dal 1868, dopo che fu collocata sul timpano della sua facciata, ridisegnata nell’aspetto attuale, l’antica statua della Madonna, già del palazzo civico, allora ricoverata in Duomo, che ritornò cosi ad abbellire la piazza e quasi a riprendere la sua sottintesa funzione di guardiana e di protettrice.

Sorto quasi in gola al baluardo e quasi a chiusura del lato nord della piazza, si venne a trovare spettante al lontano palazzo civico, all’ingresso e al fianco del castello, in posizione felicissima, atto ad “abbellire” la piazza e ad essere da questa abbellito. Dopo l’abbattimento dell’oratorio del Rosario rimase l’unica chiesa della Mirandola sormontata da una cupola, anche questa rivestita di piombo.

Pianta della Chiesa di S.Agostino

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Da un disegno di G. Paltrinieri della prima metà del secolo XIX;  opera citata. Copia di Evaristo Mecugni.

Della bella chiesa di S. Agostino che si trovava nel posto dove si in­nalza ora la Cassa di Risparmio non resta più nulla.

La pianta ci mostra con chiarezza la planimetria dell’edificio e ci rivela in via indiretta la sua maestosità architettonica; come si arguisce la struttura del fabbricato era estremamente semplice ma era resa monumentale dalla lar­ghezza del disegno e dall’ampiezza dello spazio interno scandito da tre coppie di grandiose colonne; la volta era a vela (e non a cupole come poteva sem­brare dal disegno) ma solo sulla parte mediana del coperto mentre le falde laterali erano a spioventi con manto di tegole; in fondo al coro, alla fine dell’abside che era molto pronunciata, si aveva un piccolo padiglione.

L’interno si presentava in «ordine corinzio».

Non si posseggono immagini convincenti dell’esterno; più che dalla nota medaglia di Alessandro I Pico (che dà una riproduzione molto schematica della facciata) si ha un’idea dell’aspetto generale dell’edificio da un dipinto di A. Consetti, del secolo XVII (conservato nel Duomo della Mirandola) che rappresenta alcune chiese della città, tra le quali forse questa di S. Agostino.

Le misure principali della chiesa erano le seguenti: larghezza, m. 25,50 circa; lunghezza fino all’abside, m. 42,80; lunghezza dell’abside col padiglione, m. 12,70.

La Chiesa di S.Maria Bianca (poi delle Mendicanti) e l’antico Ospedale della Mirandola

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Disegno a penna di Carlo Baisi 1766. Archivio dell’ospedale di S.Maria Bianca della Mirandola.

In origine cimitero, poi delimitata a Sacrato, la piazza del Duomo ebbe veramente un momento di grande dignità architettonica in epoca tardo- barocca quando, nel 1764, fu innalzato sul suo lato di mezzodì il nuovo ospedale di S. Maria Bianca che aveva un elegante portico sulla facciata al centro della quale si innalzava a modo di corpo avanzato la chiesa.

L’Ospedale, fondato nel 1432, era sempre stato ubicato in questo settore della Mirandola ma aveva la fronte principale sulla via Grande; la chiesa si trovava nell’angolo sud-ovest dell’area del nosocomio.

Tratto da: La Mirandola – Storia urbanistica di una città

Autore: Vilmo Cappi

A cura: Cassa di Risparmio di Mirandola – Seconda Edizione a cura del Circolo “G.Morandi” di Mirandola.

Anno: 2000

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