La Bici degli Antichi Mestieri di Giorgio Meschiari – La bicicletta militare svizzera – Cap.XV°

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Giorgio Meschiari

Giorgio Meschiari

La bicicletta militare svizzera

Di Maurizio Bonzagni

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Nel 1882 l’esercito svizzero crea le truppe cicliste di fanteria e dopo diverse prove adotta nel 1905 come bici di ordinanza la MO 05, la “Ordinnanz-fahrrad Modell 05”, assegnata come dotazione personale al militare, rimarrà la stessa identica bici fino al 1993 quando sarà sostituita da una moderna mountainbike, la MO 93, fino al 2002 quando le “Truppe Meccanizzate Leggere” verranno sciolte definitivamente.

Durante la Grande Guerra un po’ tutti gli eserciti avevano reggimenti in bicicletta, quando però divenne una guerra di trincea la bicicletta venne relegata solo ai portaordini e alle missioni di ricognizione. Allo stesso scopo venne impiegata anche nella Seconda Guerra Mondiale.

Da appassionato, Giorgio non ha resistito alla bellezza di questa bici, uno stesso modello ricco di originalità prodotto identico per quasi un secolo non poteva mancare alla sua collezione.

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Fabbricata nel 1952, come punzonato con precisione svizzera sul telaio sotto la sella, oltre al numero di serie del telaio sull’altro lato, la bici di Giorgio era in dotazione al reparto medico, per questo la borsa in cuoio di primo soccorso agganciata alla canna centrale. Mentre nella borsa posteriore più piccola  sono contenuti gli attrezzi per la riparazione del pneumatico. Tutti componenti originali.

Un piccolo gioiello. Robustissima, circa 25 kg di peso collaudata per sopportarne 160: il militare, il suo bagaglio ordinario di all’incirca altri 25 kg e le sue armi, tra cui anche mitragliatrici da campo.

Non ha cambi di velocità ed essendo studiata per terreni accidentati con pesi elevati ha un potente impianto di frenatura con ben tre freni, cosa che la rende ancora più unica, due a leva ed uno a contropedale che agisce sul mozzo della ruota posteriore. Il freno sulla ruota anteriore è a tampone, della tecnologia più antica con il tampone di gomma che agisce a pressione direttamente sul pneumatico con una trasmissione a leve. Il terzo freno, aggiunto in tempi più recenti anche sulle bici più vecchie, con trasmissione a filo di acciaio, agisce sempre sul mozzo della ruota posteriore.

Doppia targa, militare sotto la sella e civile sotto il fanalino posteriore. Targhe oggi non più esportabili dalla Svizzera per legge.

La sella, stesso identico modello dal 1905, grazie alla sua confortevolezza viene mantenuta uguale anche sulla successiva mountainbike del 1993.

Altra unicità è la dinamo sulla forcella con la lampada direttamente incorporata, adottata dal 1947. Ovviamente solo il capofila poteva tenere la luce accesa, gli altri seguivano al buio, sfruttando il riflesso dell’ultimo tratto di parafango posteriore verniciato di bianco della bici che precedeva.

Corona a vista senza copricatena, mozzo dei pedali con valvola per immettere grasso lubrificante, ruote di misura non convenzionale con valvola di gonfiaggio più somigliante a quella di un auto che a quella di una bici. Dotata per questo di una speciale pompa, pesante ed efficiente. Copertoni svizzeri di mescola particolarmente robusta, prodotti da una fabbrica, la Maloja, che ha cessato l’attività con l’abbandono della MO 05.

Non manca infine un robusto lucchetto antifurto per bloccare la ruota, meglio prevenire anche in Svizzera…

Impressionante come una bici progettata nei primi anni del ‘900 e con soluzioni così originali abbia continuato ad essere prodotta praticamente identica per quasi 90 anni.

Niente da dire, nel progettare gli svizzeri dimostrano di essere veramente bravi.

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