La Bici degli Antichi Mestieri di Giorgio Meschiari – La bicicletta del calzolaio – Cap. VIII°

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Giorgio Meschiari

Giorgio Meschiari

La bicicletta del calzolaio (Al scarpulen)

Di Maurizio Bonzagni

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Partizolari (1)

Particolari (1)

Partizolari (3)

Particolari (3)

Particolari (5)

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La bicicletta dal scarpulen è una bottega da calzolaio ambulante, quando ancora le botteghe non esistevano. Vendeva scarpe costruite artigianalmente su ordinazione ma soprattutto le riparava. Raramente si cambiavano le scarpe, i volan fatti sular, si rifacevano suole e tacchi, i tacchi soprattutto da donna.

La bici viene dal mercatino di Gonzaga, trovata da Giorgio allestita come lo era da un vecchio calzolaio del mestiere. Con il suo banco da lavoro, la cassetta degli attrezzi, il grembiule per salvare gli indumenti dallo sporco e i tanti attrezzi che avevano evidenti gli anni di mestiere vissuti.

La base è quella di una bici di fabbrica ma adattata artigianalmente a bici da lavoro, assemblata con componenti di fortuna, personalizzata alle esigenze del mestiere. Non tra quelle più robuste della collezione di Giorgio ma anche qui si può notare l’elevata distanza tra la canna che regge la sella e il parafango posteriore, tipica della bici da lavoro, per consentire un portapacchi capiente su cui alloggiare l’ingombrante banchetto da lavoro.

Partizolari (2)

Particolari (2)

Particolari (4)

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Particolari (6

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Le canne centrali sono da donna, salire e scendere con un simile carico posteriore con canne da uomo sarebbe stato a rischio di caduta ogni volta.

Ruote larghe per avere una maggiore stabilità e freni a bacchetta,  quello posteriore per semplificare la trasmissione a leva è stato posizionato sotto il carter dei pedali. Il fanale è basso, sotto il portapacchi, sempre ingombro della cassetta per gli attrezzi.

Il calzolaio si piazzava in un posto pubblico molto frequentato, la piazza del paese o un largo corso e si metteva a disposizione per le riparazioni con il suo laboratorio ambulante. Ogni settimana, allo stesso giorno, nello stesso posto, in modo che tutti nei paraggi sapessero come trovarlo. Così se il suo lavoro veniva apprezzato nel tempo si faceva la clientela.

Le attrezzature del calzolaio erano chiodi, colla, grossi aghi per cucire il cuoio, punteruoli ricurvi per fare i fori passanti e un incudine a tre forme, una per le suole, una per i tacchi da donna ed una per le scarpe da bambini, che utilizzava per fare pressione nell’incollaggio della suola battendoci con il caratteristico martello piano del mestiere. Una lima per togliere dalla scarpa ogni residuo della vecchia suola da sostituire e un coltello per rifilare quella nuova una volta incollata e cucita alla tomaia. E un mare di esperta manualità.

Appesa al manubrio troviamo anche un sacco cucito, imbottito con materiali soffici. Veniva indossato dal calzolaio per proteggere il petto dai colpi che subiva nel tirare con strappi violenti ogni singola cucitura, con la mano protetta da una striscia di spesso cuoio.

Il banchetto da lavoro, legato al portapacchi con dei tiranti ricavati da una camera d’aria di una bici tagliata in quattro strisce, come si faceva una volta, è ancora lo stesso che poi si ritroverà nei negozi, quando i calzolai smetterono di andare in bici. Di legno duro, quattro cassetti, piano di lavoro con un bordo rialzato per impedire agli oggetti di cadere e i quattro angoli chiusi da un righello di legno di traverso per essere utilizzati come contenitori per i diversi tipi di chiodini, i smenzìna, chiodi corti a testa larga per i tacchi, ben divisi per dimensione e lunghezza.

Nella cassetta sono riposte delle scarpe finite e delle sagome per rimettere in forma le scarpe, utilizzate spesso per “le scarpe della festa” che si usavano poco e tendevano a deformarsi incurvando le spessi pelli.

Un duro lavoro che richiedeva destrezza ed esperienza e una bici non facile da portare da un paese all’altro.

Questa bici è dedicata a Cimirro, il calzolaio di Concordia con il negozio in fondo ai portici, scomparso alcuni anni fa, del quale Giorgio ha un ritratto ad olio dipinto da un pittore altrettanto conosciuto a Concordia, Iago. Un ritratto naif del vecchio calzolaio che lo ricorda tantissimo a chi lo ha conosciuto. Una testimonianza nostalgica in cui Cimirro è seduto di fronte al suo banco da lavoro, in tutto simile a quello sulla bici di Giorgio.

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