Il passaggio di Hitler sulla Bologna – Verona

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IL PASSAGGIO DI HITLER SULLA BOLOGNA-VERONA

Si narra (e i documenti d’archivio lo confermano) che in onore dell’illustre ospite”le Stazioni ferroviarie e le case sulla linea Bologna-Verona erano state ridipinte e le concimaie coperte.

Adolf Hitler,in viaggio verso Roma,attraversò anche la Bassa il 3 maggio 1938, un giorno considerato così memorabile da essere proclamato festa nazionale.

A Mirandola e San Felice il treno rallentò e il Führer, davanti a folle rigidamente inquadrate,salutò con il braccio alzato e proseguì.

La visita avvenne senza incidenti, anche perché centinaia di “sovversivi” erano stati arrestati e rinchiusi in cella, in via precauzionale. È quanto  accadde, ad esempio, all’anarchico Albano Fiori di Cavezzo, fermato per più di due settimane, dal 29 aprile al 16 maggio 1938. Hitler era diretto verso la Capitale per restituire la visita che Benito Mussolini gli aveva fatto nel settembre precedente.

Le cerimonie ufficiali si svolsero a Roma,Napoli (dove il Führer passò in rassegna la “Flotta imperiale d’Italia”) e Firenze.

L’alleanza tra l’Italia fascista e la Germania nazista stava ormai acquistando la sua forma definitiva. La relazione tra i due Paesi, fulcro dello schieramento che condusse l’Europa alla seconda guerra mondiale, ebbe la sua consacrazione ufficiale nell’“Asse Roma-Berlino” dell’ottobre del 1936 e nel “Patto d’Acciaio” del maggio 1939.

Dalle tante fotografie e dalle cronache giornalistiche il passaggio di Hitler dalle Stazioni di Mirandola e San Felice appare salutato da una folla considerevole. “Bellissimo appare l’addobbo della stazione”, si legge a proposito di Mirandola, dove all’evento parteciparono “migliaia di persone”. “La graziosa cittadina,specialmente nella parte che si trova più vicina alla stazione,è apparsa completamente trasformata dal lavoro preparatorio di parecchi giorni”. Sul lato della stazione furono allineati numerosi drappi e bandiere“hitleriani e nazionali”, mentre sul lato opposto fin dalle prime ore della mattina le varie organizzazioni del Regime cominciarono a far affluire i propri aderenti nei posti assegnati e tracciati per terra sul piano-stazione.

Per gentile concessione di Fabio Montella

Per gentile concessione di Fabio Montella

Per gentile concessione di Fabio Montella

Per gentile concessione di Fabio Montella

Per gentile concessione di Fabio Montella

Per gentile concessione di Fabio Montella

Tra la folla campeggiavano due gigantografie del Duce e del Führer mentre il centro delo schieramento fu assegnato alle principali autorità della provincia, tra le quali spiccavano il Prefetto, il Federale con tutto il Direttorio modenese,il Generale che comandava Presidio e Accademia Militare, il Questore e il Console comandante la 73ª Legione della Milizia.

Tutto doveva essere perfetto e se non lo era, nonostante gli sforzi profusi, almeno doveva sembrarlo. Così, a scanso di equivoci, fin dal 30 aprile si era accantonato a Mirandola, nelle Scuole Elementari, un intero Battaglione di Camicie Nere, per garantire il servizio di ordine pubblico.

Nell’Archivio Storico del Comune di Mirandola sono poi conservate numerose ordinanze del podestà che obbligavano i proprietari delle case che fiancheggiavano la ferrovia di eseguire(a loro spese)lavori che aumentassero il decoro: far imbiancare i muri di abitazioni, fienili e “bassi comodi”,pulire e riordinare i cortili e coprire e mascherare le concimaie. Il Prefetto di Modena aveva anche suggerito un patetico stratagemma, che avrebbe consentito di far risparmiare senza sacrificare le apparenze: sulle “indecorose” facciate da sistemare potevano essere collocati grandi cartelli pubblicitari, che sarebbero rimasti“soltanto fino al ritorno dell’Illustre Ospite inGermania”. Passato Hitler e tolti i cartelli, del degrado in cui viveva gran parte della popolazione rurale nessuno si sarebbe curato più.

Per l’occasione le autorità proibirono persino di stendere i panni al sole, giudicandolo uno “spettacolo meschino”.

Il treno di Hitler (preceduto e seguito da altri due convogli) entrò in stazione alle 13.28 “precise”, rallentando notevolmente, accolto dagli inni nazionali italiano e tedesco. Il Führer, che secondo la Gazzetta non si aspettava forse tanti onori, si sporse dal finestrino di una carrozza centralesalutando “romanamente”.

Il quotidiano modenese (all’epoca completamente “allineato” al Regime) sottolineò inoltre come l’accoglienza al potente alleato fosse stata organizzata lungo tutta la linea. A Quarantoli “presso il passaggio a livello, il popolo ha affluito parecchie ore prima del passaggio del treno, in una gran massa entusiasmata recante con sé gagliardetti e bandierine”. Stesso spettacolo a Mortizzuolo, “dove tutta la scolaresca in divisa, sotto la guida dei loro insegnanti si è portata vicino alla linea sventolando le bandiere dei due popoli amici”.

Secondo il giornale a salutare il passaggio del “grande Capo” e a “manifestargli il loro vibrante omaggio” c’erano tutti: “fascisti e popolo, gerarchi e gregari, giovani e vecchi,uomini e donne”.

Il “tutti”, come avviene sempre nei regimi dittatoriali, non comprende i tanti o pochi che dissentono.

Tratto da “Quando la Bassa Viaggiava in Tram” di Fabio Casini e Fabio Montella edizioni CDL Finale Emilia

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