Giovanni Pico – La Fenice degli Ingegni

Commenti (0) Mirandola raccontata da Vanni Chierici

Lunedì 17 novembre 1494 entra in Firenze, con un codazzo che non finisce più, Carlo VIII re di Francia. La gente accorsa da tutta la città lo acclama (il popolino acclama sempre i grandi). Piero, il figlio di Lorenzo de’ Medici il Magnifico succeduto alla morte del padre al governo della città, lo accoglie in pompa magna. Ma ecco, una notizia giunge all’orecchio del re; Giovanni Pico, il grande filosofo che soggiorna nei pressi della città, è molto malato e si teme per la sua vita. Carlo gli manda immediatamente il proprio medico personale ma è ormai tardi. Quel giorno, a soli 31 anni, Giovanni Pico, lo studioso più importante dell’epoca, lascia la vita terrena.

Sul letto della madre mentre sta partorendo appare per un attimo un cerchio di fuoco a predire una vita breve ma luminosa e intensa … così narra la leggenda.

Giulia Boiardo dà alla luce Giovanni, terzo figlio maschio, il 24 febbraio 1463 per la gioia del padre Gianfrancesco I Pico che però lo lascia orfano a soli 4 anni. Come si usa per il terzogenito, la madre cerca di avviarlo alla carriera ecclesiastica; a 10 anni riceve il titolo di Protonotario Apostolico e a 14 studia diritto canonico all’università di Bologna. Alla morte della madre nell’agosto del 1478, incoraggiato dal Duca Ercole I d’Este, si trasferisce all’università di Ferrara dove inizia gli studi umanistici e conosce importanti personaggi, quale il frate domenicano Girolamo Savonarola. Il Duca lo sponsorizza e a soli 17 anni, all’inizio del 1480, diviene Rettore ed amministratore della Pieve di S. Geminiano di Massa della Diocesi di Modena, ma dopo pochi mesi rinuncia alla carica per recarsi all’università di Padova. Lo studio l’ha ormai talmente affascinato da distoglierlo completamente dalle cose terrene, aiutato in questo da una rendita che gli permette di vivere senza problemi economici. Dopo un breve ritorno alla Mirandola, alla fine del 1482 si reca a Pavia dove per un anno segue i corsi di retorica e di logica matematica, quindi nei primi mesi del 1484 si stabilisce a Firenze accolto a braccia aperte da Lorenzo il Magnifico. Qui conosce l’umanista Angelo Poliziano, che sarà colui che per primo lo fregerà del titolo di “Fenice degli Ingegni”, ed il filosofo Marsilio Ficino che avranno una grande importanza per i suoi studi ma che diverranno anche amici fraterni.

Viaggia molto, sempre per studio, e non si ferma mai per più di due anni nello stesso posto. Dal luglio 1485 al marzo 1486 lo troviamo a Parigi dove approfondisce gli studi di teologia, e poi all’improvviso un colpo di vita.

Sono ormai pronte le sue 900 tesi che comprendono tutto lo scibile umano del tempo. Per prepararne la discussione a Roma, prevista per il febbraio del 1487, decide di recarsi in ritiro a Perugia. Mentre è in viaggio il 10 maggio 1486, si ferma ad Arezzo per “prelevare” la gentildonna Margherita moglie di Giuliano Mariotto de’ Medici. Inseguiti e raggiunti da marito e parenti, tenta una difesa che costa la vita a parecchi suoi accompagnatori. Ferito leggermente pure lui viene arrestato, ma dopo pochi giorni rimesso in libertà per intercessione di Lorenzo il Magnifico. C’è chi racconta l’episodio in modo lievemente differente; sarebbe stata la gentildonna, invaghitasi dell’avvenente studioso, che avrebbe chiesto un “passaggio” a Giovanni. Questi, pur accettandone la compagnia, l’avrebbe “rispettata” e difesa con la spada all’arrivo del marito. Parere personale di chi scrive: secondo me le due versioni si spiegano con la convinzione o meno della presunta omosessualità di Giovanni. Chiusa parentesi. Finalmente Giovanni si reca a Roma per discutere le tesi, ma lo aspetta una brutta sorpresa. Il papa Innocenzo VIII incarica una commissione di teologi di fiducia di esaminare l’opera. Risultato: sette vengono giudicate eretiche e sei prive di fondamento. Gli viene chiesto di abiurare i lavori sotto accusa; per tutta risposta Giovanni pubblica una Apologia scritta in venti giorni con l’intenzione di difendere il proprio operato. Il papa ci rimane male e condanna definitivamente le tesi sospette. Punto sul vivo Giovanni prende su e si avvia in Francia con l’intenzione di discutere le tesi alla Sorbona. Non l’avesse mai fatto! Innocenzo, permaloso com’è, spicca mandato di cattura e nel febbraio del 1488 la Fenice viene arrestata a Lione e rinchiusa in gabbia nella rocca di Vincennes. Un mese dopo però, grazie alle insistenze dei principi italiani, Lorenzo in testa, viene liberato.

La condanna di eresia però lascia il segno. Si ritira sui colli fiesolani nel convento di S. Marco e riprende gli studi teologici con mistico fervore. Per cercare di tirarlo un po’ su Lorenzo richiama a Firenze il Savonarola. I rapporti col frate si fanno più intensi e così pure il misticismo religioso. Nel 1491, stanco della lotta per il potere che si svolgeva alla Mirandola e di cui gli giungeva voce, rinunciò alla sua terza parte di diritti sul feudo natio in favore del nipote Gianfrancesco II per la modica cifra di 30.000 scudi d’oro … praticamente un regalo.

Infanzia di Giovanni Pico

Infanzia di Giovanni Pico

Giovanni Pico della Mirandola

Giovanni Pico della Mirandola

Medaglia di Giovanni Pico della Mirandola

Medaglia di Giovanni Pico della Mirandola

Il volto di Giovanni Pico ricostruito dal Proff.Francesco Mallegni

Il volto di Giovanni Pico ricostruito dal Proff.Francesco Mallegni

Monumento a Giovanni Pico nella Chiesa di San Francesco

Monumento a Giovanni Pico nella Chiesa di San Francesco

Lorenzo de Medici

Lorenzo de Medici

Il 18 giugno 1493 papa Alessandro VI assolve Giovanni da ogni accusa di eresia togliendogli un peso dallo stomaco. Siamo però al termine delviaggio.

Dopo 13 giorni di febbri misteriose e dolorose, Giovanni si spegne. Ancora una volta le certezze mancano. Di cosa morì Giovanni? Avvelenamento? Gli storici sono quasi tutti giunti alla conclusione che il veleno non fu la causa, ma un minimo dubbio permane. C’è chi dice la sifilide che in quel periodo viaggiava per l’Europa in forma epidemica. Val a saver…

Di una cosa però siamo certi; di lui resterà imperitura memoria.

Vanni Chierici

Fonti: Giuseppe Morselli (Mirandola, 30 secoli di cronaca).

Don Felice Ceretti (Memorie storiche della città e dell’antico

Ducato della Mirandola – Biografie pichensi tomo II). Vilmo Cappi (La mia Mirandola – Studi pichiani). Sito web:(Centro Internazionale di Cultura Giovanni Pico della Mirandola.).

Classe II b – Liceo Classico G. Pico – 2006/2007

Vanni

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