Giovanni Pico – Di scuola in scuola

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Quando Giovanni compì quattordici anni, la madre, che aveva intuito che  quel piccolo genio aveva bisogno di grandi maestri, andò con lui a Bolo­gna e lo iscrisse in quella prestigio­sa Università perché studiasse diritto canonico. Que­sta materia, però, era troppo arida per il Nostro che era agitato da domande diverse.

Morta la madre l’an­no dopo, abbandonò, a quindici anni, Bologna per Ferrara, dove, ospite del Duca Ercole I d’Este, la cui sorella Bianca Maria aveva sposato suo fratello Ga­leotto, si diede a studi umanistici. “Cupido esplorato­re dei segreti della natura – scrive il nipote biografo – abbandonati quei tristi sentieri (quelli del diritto ca­nonico) si dedicò totalmente alle specula­zioni dell’intelletto e della filosofia, sia umana che divina”.

Un anno a Ferrara, e poi passò a Padova che era un po’ la capitale dell’aristotelismo del tempo, come Firenze lo era del platonismo. Qui il Nostro si dà ani­ma e corpo alla filosofia, che allora era fortemente intrecciata con la teologia, ma unendosi agli amici anche in ricerche giovanili non proprio filosofiche.

Ma l’aristotelismo con il suo rigore anche formale non appagò del tutto Pico che venne attratto dalla si­rena platonica. Va, perciò, a Firenze dove, intorno a Lorenzo il Magnifico, ci sono Marsilio Ficino, grande maestro in platonismo, e Angelo Poliziano, grande umanista, che colpiti dalla sua intelligenza e dalla sua cultura, se lo contendono. Uno lo vorrebbe filosofo, l’altro poeta. “Io sono incerto – scrisse il Nostro a Po­liziano –fra la Poesia, l’Eloquenza e la Filosofia, ma temo che stando seduto, come si dice, in più selle, io finisca di non essere né poeta, né filosofo”.

Scelse la filosofia e, letti i sonetti che ci sono ri­masti, francamente non sbagliò. Ecco tre versi come campione: “Felice donna che con i tuoi rai / scacci l’inverno e l’aria oscura e nera / e d’un inferno un paradiso fai”. Petrarcheggiava.

Non fu del tutto casuale il fatto che mentre Pico, nonostante la sua problematicità, decideva di stabilir­si nella Firenze umanistica e rinascimentale, Leonar­do, più anziano di lui di undici anni, decidesse invece di allontanarsene per andare a Milano verso una cultura di segno diverso, anche se appena delineata. Forse cominciò lì la vicenda delle “due culture”.

Tratto da: ” Quei due Pico della Mirandola – Giovanni e Gianfrancesco”

Autore: Jader Jacobelli

Edizioni Laterza – Anno 1993

Nell’immagine i ritratti di Lorenzo De Medici e Giovanni Pico della Mirandola.

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