Fatima Miris

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………..Mia madre, che per un certo periodo di tempo aveva vissuto nelle campagne di Mirandola in una abitazione in via Pezzetta, a poca distanza da villa Frassinesi, mi citava Fatima Miris come un personaggio che riusciva a ottenere cose impossibili. Ero un ragazzino e frequentemente soleva ripetere “an sôn mìnga la Fàti-mamiris” storpiandone il nome, che in lingua conosciuta significa “non sono Fatima Miris” e veniva sottintesa l’espressione “non posso sempre soddisfare tutto ciò che mi chiedi”, oppure, in altre occasioni, “ma chi credi di essere, FatimaMiris!”, frase pronunciata nei confronti delle figlie che amavano cambiare d’abito con eccessiva frequenza………

Livio Marazzi

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Prima e unica donna trasformista del diciannovesimo secolo, canta da baritono, tenore, contralto e soprano.

La facoltà di emettere voci come un ventriloquo le permette di intrecciare dialoghi e duetti di più personaggi contemporaneamente.

Pare fosse dotata di una resistenza fisica incredibile e che all’ospedale di Torino avessero conservato una sua radiografia che metteva in luce l’incredibile capacità dei suoi polmoni.

É anche danzatrice, musicista – suona vari strumenti come il violino, il corno, il sistro e il mandolino con la mano sinistra – disegnatrice, abilissima nei giochi di prestigio e di illusionismo, nel tiro alla pistola e alla carabina, nel lancio dei coltelli e del lazo; ognuno di questi virtuosismi sono alla base dei suoi numerosi ed eccellenti numeri di varietà.

É in virtù di questo eccezionale eclettismo che essa riesce da sola a reggere uno spettacolo di tre ore, tenendo sempre desto l’interesse del pubblico che applaude e lancia ovazioni ad ogni apparizione. A differenza di altre artiste sue coetanee, con le quali stringe amicizia, si cita ad esempio la Bella Otero e Lina Cavalieri, Maria non può certo considerarsi una “femme fatale”: non è particolarmente alta e tantomeno snella, ha necessità di essere forte e muscolosa per riuscire a sostenere lo sforzo letteralmente sovrumano di uno spettacolo serale della durata superiore alle tre ore.

Nelle foto che la rappresentano in scena mostra sempre un viso sorridente ed espressivo con lineamenti decisi e ben marcati.

Cessa di vivere nella sua casa di Bologna il 4 novembre 1954 all’età di 72 anni, causa un tumore allo stomaco, pare diagnosticato tardivamente. Riposa nella tomba di famiglia al cimitero monumentale della Certosa a Bologna.

Anticonformista fino all’ultimo, nelle sue volontà, aveva espresso il desiderio che il suo funerale non venisse considerato come momento di lutto, per cui avrebbe gradito l’accompagnamento della banda musicale e che la propria figlia Giovanna vi avesse partecipato in abito rosso.

Tratto da “Fatima Miris – Vent’anni di trasformismo per le vie del mondo” di Livio Marazzi – Edizioni Al Barnardon – Prezzo 23,00 € –  In vendita nelle librerie ed edicole dal 20 novembre 2017

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