Elogio della Rana – Noi della Bassa orgogliosi di essere “Ranari”

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A proposito delle rane, è necessario per un mirandolese o un bassaiolo che si rispetti fare un vero e proprio elogio della rana. Anche perché gli antichi, così come i più recenti abi­tanti della nostra amata Bassa non di rado erano etichettati come gli “abominevoli uomini delle nebbie”, oppure più semplicemente (ma con parecchia ironia) come i ranari. Questo ter­mine era chiaramente un po’ dispregiativo e qualcuno, ad essere chiamato ranaro, si offen­deva un po’. E questo avviene ancora oggi, per­ché quelli della Mirandola e della Bassa in genere abbastanza spesso vengono classificati dai modenesi di città con questo epiteto.

È vero che in zona le rane non mancano certa­mente. In tutti gli stagni, negli antichi maceri (detti così perché vi si metteva a macerare la canapa) e nei vari corsi d’acqua c’erano rane, ma sentire di notte gracidare le rane è un segnale preciso, secondo il quale la vita qui è ancora possibile.

Sarebbe opportuno non dimenticare che un tempo le rane fritte oppure cucinate in mille altre maniere rappresenta­vano un modesto ma significativo apporto in termini di proteine, di cui la povera gente aveva tanto bisogno per sconfiggere la fame ma anche per eliminare certe malattie, come il già citato scorbuto, derivanti dall’abituale con­sumo di polenta e affini.

Pertanto, a costo di essere classificati come ranari(termine che ci riempie di campanilistico orgoglio), vorremmo in questa sede spendere quattro parole di elo­gio a questo piccolo e rumoroso anfibio anuro, cioè quello che gli esperti chiamano rana comune oppure rana esculenta, che dovrebbe essere il suo nome scientifico.

Non tutti sanno, per esempio, che la tanto bistrattata carne della rana (di fronte alla quale non poche per­sone inorridiscono) è quella che in assoluto vanta il minore contenuto medio di grassi, in altri termini è la carne più magra che esista; esattamente la carne di rana presenta 0,2 milli­grammi di grassi per ogni 100 gr di parte com­mestibile. Non solo, ma ha anche il più basso livello di colesterolo fra tutte le carni di questo pianeta, e cioè poco meno di 5 milligrammi di colesterolo per i soliti 100 gr. di parte mangia­bile. Per fare un breve raffronto, desunto da accurate ricerche scientifiche, sulle caratteristi­che della carne di rana (che in verità non è tan­tissima ed è generosa soltanto nelle sue coscette), possiamo dire (anzi lo dicono gli scienziati) che, ad esempio, il fegato bovino, vanta 375 milligrammi di colesterolo per ogni 100 gr. di parte edibile, mentre il cervello del bue e della vacca raggiunge esattamente i 2.000 milligrammi di colesterolo su ogni 100 gr. Non solo, ma la povera piccola e gracidante rana offre a coloro che la consumano 15,5 gr. di proteine sui soliti 100 gr. di carne commesti­bile.

Questi, ripetiamo, sono dati scientifici facilmente verificabili su ogni pubblicazione del settore in questo campo specifica. Quindi, se qualcuno ci chiama ranari , noi della Bassa non dobbiamo offenderci,anzi, potremmo consigliare a tutti il consumo di questa carne, offerto da un piccolo innocente animale che ha solo il difetto di gracidare un pò troppo,nelle ore serali estive.

E se qualche modenese ironizza, ricordiamogli che nelle più qualificate guide gastronomiche modenesi figura in bella evidenza una ricetta che indica il modo migliore per preparare nientemeno che i “Tortellini di rane in brodo di rane“, i cui ingredienti per le solite 4 persone sono i seguenti: 50 rane, sedano, carota, Parmigiano Reggiano, pane grattugiato quanto basta. E in un ricettario modenese si aggiunge che questi “tortellini alle rane” sono un piatto molto delicato e raffinato che si consiglia di consumare la vigilia di Natale. Ed è considerato un piatto di facile digeribilità, consigliabile ai convalescenti e a coloro che hanno lo stomaco delicato.Se lo dicono i modenesi c’è da fidarsi.

Tratto da “La Cucina Mirandolesa” di Giorgio Morselli – Edizioni CDL di Gianluca Borgatti

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