Bello a sapersi -La casata dei Pico – Maurizio Bonzagni –

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Maurizio Bonzagni

Maurizio Bonzagni

Chimico, nato a Mirandola nel 1958, ha lavorato a lungo come responsabile vendite presso una multinazionale di materie plastiche ma è soprattutto un appassionato di storia locale di cui è da anni un attento lettore. Dopo aver arricchito la propria biblioteca di numerosi testi su Mirandola e la Bassa Modenese e raggiunta recentemente la pensione ha iniziato la collaborazione con Al Barnardon per condividere e contribuire a divulgare la splendida storia delle nostre terre, spesso sconosciuta o ignorata da molti dei suoi stessi abitanti.

La Casata dei Pico

1394 - Monumento funebre di Prendiparte Pico - Chiesa di San Francesco

1394 – Monumento funebre di Prendiparte Pico – Chiesa di San Francesco

Fine 1400 - Stemma dei Pico Palazzo della Macina a Luzzara

Fine 1400 – Stemma dei Pico Palazzo della Macina a Luzzara

1460 - Medaglia di Giovan Francesco I Pico

1460 – Medaglia di Giovan Francesco I Pico

Una cosa che mi ha molto colpito già dalle prime letture su Mirandola è stata la parola Pico, che io non sapevo quasi esistere senza Giovanni. Invece ho scoperto che è molto di più e che Giovanni Pico nella storia della casata è al contrario quasi inesistente, il più illustre ma con una storia del tutto a sé che ben poco ha a che fare con il resto della sua famiglia.

Pico è 400 anni di dominio assoluto dello stato di Mirandola, 15 generazioni e decine di protagonisti, a partire dal lontano 1311 con Francesco, poi numerato I per distinguerlo da II, III e IV. Ognuno di loro con una vita intensa degna della migliore trama cavalleresca.

Hanno trasformato un insieme di borghi difesi con fossati e terrapieni in una città murata di prima grandezza, valorosi condottieri con fantastiche storie d’armi, sotto le insegne dei Visconti, degli Sforza, di Papi e Imperatori. Ludovico Pico è capitano generale di Cesare Borgia, il Valentino, con lui al capezzale di suo padre Papa Alessandro VI. Sanguinose rivalità tra fratelli e cugini per il dominio del ducato, assedi, congiure, roghi di streghe sulla nostra piazza.

Fine 1500 - Stemma dei Pico. Chiostro S. Francesco poi Liceo Ginnasio

Fine 1500 – Stemma dei Pico. Chiostro S. Francesco poi Liceo Ginnasio

Fine 1600 - Stemma di casa Pico - Chiesa del Gesù

Fine 1600 – Stemma di casa Pico – Chiesa del Gesù

Una ricca storia affascinante.

Inizia con Matilde di Canossa che dona a Manfredo e ai suoi figli, suoi valorosi capitani, le terre della “Bassa Modenese”. Siamo nell’anno 1000 e ancora non sono nati i cognomi ma ci si distingue associando al proprio nome il nome del padre o del luogo di provenienza. Le casate nascono dopo un paio di generazioni: Pedoca, Papazzoni, Padella, Azzolini, Bonifaci, Gualfredi, Pico e Pio, tutti derivanti da quel Manfredo, un consorzio di uomini d’arme tra loro imparentati detti “i figli di Manfredo”, i signori delle nostre terre.

Francesco I Pico è un condottiero di ventura, approfitta dell’Imperatore Enrico VII sceso in Italia a far cassa per ottenere il feudo della città di Mirandola e il governatorato di Modena. Ma è conteso dal Signore di Mantova, il Bonaccolsi detto il Passerino, è da lui spodestato, il borgo di Mirandola dato alle fiamme e Francesco con i figli maschi atrocemente incatenati e uccisi per fame nella Rocca di Casteldario. Niccolò Pico vendica il cugino partecipando alla congiura che dà Mantova ai Gonzaga, uccidendo per fame i figli del Passerino incatenati nella stessa Rocca di Casteldario. Paolo è il nipote di Francesco, figlio di Prendiparte ucciso incatenato con il padre, gli sopravvive e prosegue la progenie. Capitano dei Gonzaga si impossessa con le armi del Castello di Cividale. E’ il tempo insidioso della peste nera, 1347-1352. Ha quattro figli maschi, Francesco, Prendiparte, Spinetta e Tommasino. Tutti valenti uomini d’arme al soldo di Gian Galeazzo Visconti di Milano e con la sua intercessione ottengono nuovamente Mirandola dal nuovo Imperatore. Fondano Concordia dedicando la chiesa a San Paolo, in onore al padre, tutt’ora il patrono del paese. La tomba di Spinetta e quella di Prendiparte, pensili in San Francesco, sono scolpite in marmo con loro sdraiati in armi, capolavori gotici di fine ‘300.  Ereditano i figli di Francesco: Giovanni e Francesco (III a questo punto), che uccidono Ajace figlio di Tommasino, dopo aver cercato di condividere con lui il potere per parecchi anni. Mirandola è già una città ed inizia la costruzione del Duomo, è il 1444. A Giovanni succede il figlio Gianfrancesco. Siamo già nel rinascimento e con la sua sposa, Giulia Boiardo, abbellisce il castello e la città, cingendola di mura. Alla sua morte le cose si complicano, i figli Galeotto e Antonmaria si combattono per la Signoria mentre il terzo maschio, Giovanni, di vent’anni più giovane dei primi due, si dedica allo studio disinteressandosi di Mirandola in cui vivrà ben poche stagioni, divenendo il filosofo che ben conosciamo. La guerra tra i primogeniti è cruenta, piena di odio e morti. Alla fine Concordia, con il suo piccolo castello, va ad Antonmaria e Mirandola a Galeotto. Con assedi e scorribande armate da entrambe le parti che proseguiranno per anni. Galeotto verrà scomunicato dal Papa, e per 16 anni a Mirandola non si celebreranno più messe, verrà evitata dalla strada di ogni viandante e mercante, impoverendo la città. Bellicosità ereditata dai figli di Galeotto: Gianfrancesco II, Lodovico e Federico. Ad Antonmaria non sopravvivono figli maschi ma lascia in eredità Concordia a Lodovico e Federico, quando il padre Galeotto aveva lasciato Mirandola al solo primogenito Gianfrancesco. Qua le guerre tra loro meriterebbero da sole un poema epico e i fratelli si alternano al potere. Gianfrancesco adora lo zio Giovanni, La Fenice degli Ingegni, di cui è quasi coetaneo, scrive numerosi saggi ed è conosciuto tra le corti di tutta Europa come il Litteratissimo. Presiede ai processi della Santa Inquisizione che portano a 10 roghi di streghe sulla nostra bella piazza. Lodovico invece è quel Pico fortemente legato al Valentino. Muore in battaglia, con la testa staccata di netto dall’armatura da un colpo di cannone sparato a caso, con il corpo irrigidito dall’armatura che prosegue la cavalcata. Suo figlio, Galeotto II, assalterà di notte il castello di Mirandola e ucciderà l’odiato zio Gianfrancesco II, impossessandosi del feudo.  La condanna dell’Imperatore tedesco lo costringerà ad offrire la fortezza ai francesi il cui Re ben accoglie una strategica roccaforte al centro della Pianura Padana.

Suo figlio è Lodovico II che, per cercare di riallinearsi all’Impero, sposa Fulvia da Correggio, figlia di un primo comandante dell’Impero, lasciandola però presto vedova con tre figli piccoli.  E’ forse il miglior periodo di Mirandola, Fulvia sfrutta i soldi francesi e porta la fortezza di Mirandola al suo massimo splendore allargandola ad otto baluardi, all’avanguardia dell’ingegneria militare dell’epoca. Via Fulvia nasce allora, chiamata con il suo nome fin da subito. Tutti i tre figli divengono Signori di Mirandola, prima Galeotto III, ma è epilettico e presto deve cedere la signoria a Federico II, alla cui morte subentra Alessandro I, che interrompe la carriera ecclesiastica. Questi sposa la giovanissima Laura d’Este, anche lei epilettica, il cui male viene interpretato come una possessione maligna e causa delle ben otto femmine date al marito e per questo più volte esorcizzata. L’unico maschio Alessandro lo ha da una amante ma riesce a farlo riconoscere dall’Imperatore a cui nel frattempo la casata si era nuovamente allineata grazie alle manovre della madre Fulvia, nonostante i colossali esborsi francesi. Siamo alla guerra dei 30anni e alla peste del Manzoni, è il 1629. Il Duca muore pochi mesi dopo la morte del suo unico figlio maschio e gli succede perciò il nipote, Alessandro II, di soli 7 anni. Governerà per 54 anni e la sua corte arriverà a contare ben 500 nobili. Anche a lui succede il giovane nipote, l’ultimo Pico, Francesco Maria. In un momento di crisi della città in balia degli eserciti imperiali e francesi, all’età di soli 15 anni, esautora l’anziana sorella del nonno, reggente al trono,  e si schiera con i francesi, poco prima della vittoria dell’Impero. Un matrimonio avrebbe potuto salvarlo ma la nobiltà delle dame a lui proposte era per lui di troppo basso rango e Mirandola viene così venduta al Duca Este di Modena. Francesco si ritirerà fino alla morte, senza eredi, alla corte del Re di Spagna, ostentando una vita da principe sempre in lotta con i debiti. E’ il 1710 e da quel momento, senza più un suo Signore a difenderla, la bella Mirandola degraderà fino alla scomparsa di gran parte di ciò che l’aveva resa grande.

Quattro secoli esatti e una serie di vite straordinarie degne ognuna di essere narrate.

COVER_Mirandola e la bassa modenese (1)

Liberamente tratto dal libro di Maurizio Bonzagni:

“Mirandola e la Bassa Modenese – Storia di una capitale dall’Alto Medioevo a Città di Provincia”

Edizioni: Al Barnardon

Il libro è in vendita nelle edicole e librerie di Mirandola.

€ 15.00

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