Antichi palazzi – Palazzo Castelvetro – San Prospero sulla Secchia, Staggia

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Palazzo Castelvetro - San Prospero sulla Secchia, Staggia.

palazzo 1

Non è certa la data di costruzione di questo complesso, posto a fianco dell’antica via Verdeta, che fu luogo di soggiorno del celebre umanista modenese Ludovico Castelvetri (1505 circa -1571) e di Jacopo Castelvetri, no­to per lo scritto contro le conclusioni del Con­cilio di Trento.

Lo stemma in marmo della famiglia Castelvetri

Lo stemma in marmo della famiglia Castelvetri

La data 1556 rinvenuta im­pressa su un mattone della torre può essere accolta come probabile termine dei lavori del complesso. Ciò suggerisce di restituire total­mente allo stesso Ludovico l’iniziativa dell’edificazione, come già celebrava una lapide — oggi perduta — che lo storico Spinelli segnala ancora in loco agli inizi del Novecento. A prova dell’effettiva ed immediata rilevan­za assunta da questo complesso nel patrimo­nio familiare, è documentato che già nel 1566 Giovanni Maria Castelvetri vi istituisse il fi­decommesso.

Sappiamo inoltre, come ricor­da Elena Corradini, che nei giardini della vil­la venne probabilmente trasferito parte del materiale epigrafico che Ludovico andò rac­cogliendo negli anni 1542-1550, quando, co­me Sovrastante ai lavori di ricostruzione ed ampliamento delle mura di Modena, fu testi­mone ed autore di importanti rinvenimenti archeologici. Patrimonio che poi abbandonò allorché i sospetti e le accuse di adesione alle idee luterane lo costrinsero, dopo un lungo peregrinare, all’esilio a Chiavenna dove morì.

Busto di Ludovico Castelvetri

Busto di Ludovico Castelvetri

Al «grandioso casino», come indica una peri­zia del 1787 (Modena, Archivio di Stato, Pe­riti Agrimensori, b. 47 fase. 564), dalla mar­cata forma quadrangolare contrassegnata da una base muraria a scarpa, si affianca una torre coeva munita di barbacani e caditoie. Sul finire del secolo accanto alla villa venne costruito un nuovo fabbricato di più mode­ste dimensioni (oggi adibito a casa colonica e al cui ingresso campeggia lo stemma in marmo dei Castelvetri) all’interno del quale trovò spazio anche la cappella dal bell’altare in pietra.

Il fabbricato fu poi unito al palazzo vero e proprio da una piccola corte interna cosi da formare un unico complesso. In origene, co­me attesta l’importante rilievo del1787, an­che la torre era collegata ai corpi di fabbrica principali da un cortile chiuso: sorta di per­corso riservato che dalle sale della villa con­duceva fino alla torre fortificata. In seguito,agli edifici tuttora conservati, vennero ad­dossate cucine, depositi e rimesse in buona parte poi demolite. Nonostante il degrado. e la perdita della decorazione originale, gli in­terni del palazzo, gravitanti attorno alla va­sta sala-androne a volta lunettata, mantengono effetti di grande monumentalità.

Sala al piano terra.

Sala al piano terra.

La famiglia Castelvetri si estinse nei secolo XVIII dopo che la contessa Ludovica sposò un membro della famiglia reggiana Prini;  è così che nel 1787 il palazzo di Staggia passa per via ereditaria definitivamente al conte Giacomo Prini.

Nel 1823 vennero rinvenuti, all’interno di un vano murato posto all’ultimopiano, numerosi libri ereticali e lettere di corrispondenza tra Ludovico Castelletti e Martin Lutero. La villa venne infatti impiegata dal celebre umanista per sottrarre alle indagini dell’Inquisizione, che poi lo costrinsere alla fuga ed infine all’esilio, le prove della sua adesione alla riforma luterana.

Purtroppo il ricco materiale venne, dal parroco di Finale, Don Antonio Torricelli, completamente distrutto ad esclusione di un volume ceduto alla Biblioteca Estense.

Altre carte vennero rinvenute a metà dell’Ottocento in occasione di nuovi restauri, ma, per ordine del Vescovo di Modena, Mons. Reggianini, subirono la medesima sorte.

Giovanni Benatti

Tratto da: Architetture a Mirandola e nella Bassa Modenese

A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola

Anno 1989

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