Antichi palazzi – Villa Rebucci – Medolla

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Decorazione della sala d'ingresso

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Villa Rebucci. 

sec. XX – Medolla

La villa fu fatta edificare sul finire del secolo scorso dal capitano medico Antonio Rebuc­ci. padre dell’attuale proprietaria.

Il tradizionale impianto ottocentesco dell’e­dificio riserva all’interno un’inattesa decora­zione di gusto liberty-floreale che coniuga singolarmente motivi attinti da un reperto­rio intemazionale a temi ispirati alla natura del luogo.

Nella sala centrale al piano terreno, su un soffitto neutro ornato dall’esile grafia delle foglie di ippocastano, si stagliano immagini inconsuete: nel grande medaglione una teo­ria di angeli preraffaelliti che sulla scia della stella segue un metaforico cammino di pace in un paesaggio di nordiche valenze; sulla fa­scia marcapiano campita in azzurro, un giro continuo di cerbiatti; lungo le pareti, tralci di glicini fioriti.

Ancora ricorsi alla flora del luogo — marghe­rite, ireos, peonie… — talvolta associati a motivi neorococo’, in altre stanze al piano terra, mentre nella sala da pranzo, assestati negli angoli, compaiono i frutti delle diverse stagioni, a sottolineare la destinazione del­l’ambiente, come nel palazzo Silingardi a Mi­randola.

Nel vano scala, motivi vegetali stilizzati e a onde pausati da medaglioni dove il profilo femminile ricorrente rimanda verosimilmen­te alle sembianze dell’antica proprietaria, concludono in un plafond siglato dall’elegan­tissima cifra di un’immagine femminile alata.

Al primo piano, una sala delle feste giocata su un inedito trompe-l’oeil: alle pareti, spec­chiature sinuosamente incorniciate fingono finestre aperte sul paesaggio esterno, che si snoda continuo per tutto l’orizzonte: fra le brume della terra padana e gli alberi caduchi ormai spogli, immagini femminili di mondi più nordici, quasi una trascrizione dell’ete­reo universo femminile sottilmente inventa­to da Beardsley e dai suoi creati.

Rimandi a repertori internazionali soprat­tutto inglesi e tedeschi abbastanza inconsue­ti in questa provincia modenese, cui il deco­ratore — pur in mancanza di documenti la proprietaria ce ne ricorda il nome, Neri di Modena — attinse probabilmente attraverso le immagini diffuse dalle riviste, come indur­rebbe ad ipotizzare anche il carattere del se­gno di contorno. Nitido e marcato sembra proprio la trasposizione su più vasta scala dello stilo di un litografo.

Maria Pace Marzocchi

Tratto da: Architetture a Mirandola e nella Bassa Modenese.

A cura della Cassa di Risparmio di Mirandola

Anno: 1989

Il vano scala

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