6 Febbraio – “L’abito nuovo”

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All’Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola L’Abito Nuovo, unica collaborazione artistica tra Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello

Lo spettacolo – che torna in scena in teatro dopo la prima a Milano del 1937 – diretto da Michelangelo Campanale e interpretato da Marco Manchisi è in programma mercoledì prossimo 6 febbraio alle ore 21.00 nell’ambito della Stagione 2018/2019 curata da ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna, Circuito Regionale Multidisciplinare

 Con L’Abito Nuovo – da un testo che segna l’unica collaborazione artistica tra Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello andato in scena a Milano nel 1937 e mai più rappresentato in teatro fino ad oggi –  diretto da Michelangelo Campanale e interpretato da Marco Manchisi, Nunzia Antonino e Salvatore Marci nei ruoli principali, continua mercoledì prossimo 6 febbraio alle ore 21.00 la Stagione 2018/2019 dell’Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola, curata da ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna. Costo del biglietto intero 15 euro, ridotto 12 euro.

Sul palcoscenico anche Vittorio Continelli, Adriana Gallo, Paolo Gubello, Dante Manchisi, Olga Mascolo, Tea Primiterra, Antonella Ruggiero, Luigi Tagliente. Scene e luci sempre di Michelangelo Campanale, musica di Giuseppe Verdi, costumi di Maria Pascale. Una produzione Compagnia teatrale La Luna nel Letto, Associazione culturale Tra il Dire e il Fare, Teatri Abitati-Residenza di Ruvo in collaborazione con Sistema Garibaldi.

Lo spettacolo

Nel 1935 Eduardo e Pirandello coronarono la collaborazione artistica con L’abito nuovo – uno scenario di Luigi Pirandello dialogato in due atti e tre quadri e concertato da Eduardo De Filippo, che andò in scena nel 1937, al teatro Manzoni di Milano. Il loro progetto nacque intorno all’omonima novella di Pirandello, che Eduardo individuò come adatta ad una trasposizione teatrale. Eduardo restò affascinato dalla figura del protagonista della novella, lo scrivano Michele Crispucci, un personaggio che partendo da un’umile condizione sociale, non accetta l’eredità che la sorte gli predispone, pur di non perdere la sua dignità e la sua onestà. Il breve racconto di Pirandello inizia letteralmente con l’abito, che quel povero Crispucci indossava da tempo immemorabile… e finisce con un abito che parlava da sé…. Così che il passaggio da un abito vecchio ad un abito nuovo rappresenta l’avvenimento fondamentale del testo. L’amore profondo, puro e testardo di Crispucci per sua moglie, nonostante gli eventi, prorompe in lui con lucida follia, trasformandolo in una sorta di eroe contemporaneo che lotta contro l’ottuso materialismo dei nostri giorni ed il degradante attaccamento degli uomini alle cose, alla roba e non ai sentimenti. Lo spettacolo nasce dalla collaborazione tra Michelangelo Campanale, che dipinge la scena con una regia visionaria, ispirata alla novella e allo stesso tempo fedele al testo di Eduardo, e Marco Manchisi che ha curato il corpo della recitazione, comparando il dramma del 1935 e la riscrittura che Eduardo effettuò per le riprese RAI del 1965. Testo e regia cuciti sull’affiatato nucleo di attori che da anni costituisce l’anima della Compagnia La Luna nel Letto.

 La trama

Siamo a Napoli: il modesto impiegato Michele Crispucci vive con la figlia Assuntina e l’anziana madre. All’improvviso e in pompa magna arriva in città l’ex moglie di Michele, annunciata dal suo circo delle vanità. Il giovane Concettino, fidanzato di Assuntina, combattuto dal giudizio e dalla morale, medita, e confida ad un amico di voler rinunciare al matrimonio con la figlia di Crispucci, poiché generata da una affabulatrice di uomini dalla dubbia condotta sociale. Mentre Concettino e Crispucci discutono il motivo della rinuncia, giunge la notizia della morte della donna, calpestata platealmente dai suoi stessi cavalli. Crispucci decide senza se e senza ma, di rinunciare all’eredità, per preservare il buon nome della figlia. Ma la plasticità degli amici e colleghi, lo renderà agli occhi di molti un folle. Dopo 18 giorni i bauli con i vestiti e i gioielli, verranno traslocati in casa di Crispucci, in sua assenza, con l’intento di velocizzare il matrimonio con l’ormai abbiente Assuntina. Michele torna, ubriaco e dondolante dal suo viaggio, con indosso un abito nuovo, che denuncia il compromesso ormai accettato; ma quando vede la figlia adornata con i gioielli della madre, e pronta a scappare con il fidanzato, rivede in lei la moglie, e, stroncato dal dolore, muore.

Prossimo appuntamento: lo spettacolo di danza contemporanea The Kitchen Theory della DaCru Dance Company, in cartellone mercoledì 27 febbraio alle ore 21.00.

Info al numero 053522455 o sulla pagina Fb dedicata.

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