25 Aprile – Riflessioni di Ubaldo Chiarotti.

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Monumento ai caduti di Quarantoli

monumento

Monumenti ai caduti da curare, conservare a futura memoria, ma speriamo mai più aggiornare.

Un secolo fa  finita la prima guerra mondiale, i ragazzi del ’99, quelli che si erano salvati dalle pallottole austriache, dalla pandemia “spagnola”, dalla fame e dagli stenti, stavano mettendo su famiglia e generando dei figli, sperando per loro un futuro migliore….. Così però non sarebbe stato, si avvicinava la Marcia su Roma, la Monarchia si apprestava a tradire il popolo italiano appoggiando il Fascismo, un regime violento e autoritario; quei figli crescendo si stavano sempre più avvicinando alla chiamata alle armi per quella che sarebbe stata la tragedia più grande vissuta dall’umanità intera, lo scoppio della seconda guerra mondiale, con tutte le nefandezze inimmaginabili, come la shoah,  la guerra civile e la bomba atomica.

La prima guerra mondiale provocò centinaia di migliaia di morti, caduti con un obiettivo comune, riconquistare il suolo italiano, e ci consegnò un paese finalmente unificato anche nella presa di coscienza dell’Unità Nazionale dal Nord al Sud della nostra lunghissima Patria. La seconda guerra mondiale provocò nuovamente centinaia di migliaia di morti, ma stavolta, a causa della guerra civile tra fascisti e partigiani antifascisti, ci restituì un paese dalla nazionalità distrutta, avevamo gli ex fascisti e gli antifascisti che a malavoglia pronunciavano il nome Patria Italiana, in quanto esso era stato abusato per vent’anni dai sostenitori del regime.

Ogni anno in questo periodo che precede il 25 Aprile, non posso fare a meno di ripensare al discorso di Luciano Violante quando fu eletto Presidente della Camera il 9 Maggio 1996, 51 anni dopo la fine della seconda Guerra Mondiale:

Mi chiedo – disse Violante – se l’Italia di oggi non debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri. Non perché avessero ragione, o perché bisogna sposare, per convenienze non ben decifrabili, una sorta di inaccettabile parificazione tra le due parti. Bisogna sforzarsi di capire, senza revisionismi falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e della libertà. Questo sforzo, a distanza di mezzo secolo, aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro Paese, a costruire la Liberazione come valore di tutti gli italiani, a determinare i confini di un sistema politico nel quale ci si riconosce per il semplice e fondamentale fatto di vivere in questo Paese, di battersi per il suo futuro, di amarlo, di volerlo più prospero e più sereno. Dopo, poi, all’interno di quel sistema, comunemente condiviso, ci potranno essere tutte le legittime distinzioni e contrapposizioni”.

Dai banchi della destra si alzò Mirko Tremaglia, un ex ragazzo di Salò, uno che a 17 anni aveva scelto la Repubblica Sociale. Si avvicinò al Presidente della Camera e gli espresse il suo apprezzamento: “Quando queste parole vengono da un avversario politico – gli disse Tremaglia – sono importanti, ma sono straordinariamente importanti quando vengono dal Presidente della Camera con la solennità del primo giorno di investitura.

Ora un quarto di secolo dopo, i pochi rimasti in vita che si sono combattuti sui fronti opposti, sono almeno ultranovantenni; a maggior ragione dovremmo far tesoro di quel discorso.  Ci apprestiamo a celebrare nuovamente il 25 Aprile da ormai 76 anni, credo tranquillamente di poter dire che la stragrande maggioranza di chi scrive sui social siano persone che fortunatamente non hanno vissuto direttamente le contrapposizioni fratricide di cui è stata vittima la nostra PATRIA. Qualcuno ha vissuto la GUERRA e la LIBERAZIONE da bambino ed ha sofferto assieme alla famiglia. Tantissimi hanno vissuto come me frequentando le stesse aule di scuola insieme a figli di ex partigiani ed ex fascisti, abbiamo avuto la fortuna di una vita vissuta senza più guerre tra i paesi di quella che possiamo considerare la Grande Patria Europa, è ora di pensare al 25 Aprile come festa di popolo mettendo alle spalle una volta per tutte le contrapposizioni violente che tanto male hanno portato alla nostra nazione. Senza scordare mai ciò che ha portato il nostro popolo al 25 Aprile I945, è ora di accettarsi serenamente TUTTI.

In ogni nostro paese esiste un monumento ai caduti delle due guerre mondiali, noi nati dopo il 1945 siamo fortunati, non abbiamo visto aggiungere nomi a quei monumenti, perché da quel 25 Aprile 1945 abbiamo vissuto nella Pace e nella ricerca della collaborazione fra tutti quegli stati europei  che avevano generato le due guerre mondiali. I principi fondamentali emanati dai prigionieri di Ventotene, anche se incompleti, anche se ostacolati, alla fine hanno prevalso; speriamo che i nostri figli siano fortunati come noi e non debbano aggiornare nuovamente i monumenti ai caduti come hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri.

Questi monumenti li dobbiamo curare, conservare a futura memoria, ma speriamo mai più aggiornare.

Facciamo sì che il 25 aprile continui a rappresentare una data di PACE!

Un piccolo paese come Quarantoli, come si vede dalle foto, ha pagato un prezzo alto, 45 soldati morti nella prima guerra mondiale, 16 soldati morti nella seconda guerra mondiale, 7 partigiani morti durante la Resistenza.

BUON 25 APRILE!

Quarantoli 19/04/2021

Ubaldo Chiarotti

Munumento ai caduti di Quarantoli

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