Senza cantieri non si ricostruisce

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«SENZA CANTIERI NON SI RICOSTRUISCE»

L’assessore al Centro storico Roberto Ganzerli replica alle dichiarazioni del consigliere comunale Antonio Platis, riportare dai giornali mercoledì 21 marzo.

«Senza cantieri la nostra città sarebbe destinata a morire. Un cantiere è fatto di transenne, gru, macchinari, camion, che si spostano, fanno rumore ed è costituito anche da operai che lavorano all’aperto, al freddo e alle intemperie… Se il consigliere Antonio Platis ha formule di cantiere diverse, più romantiche o miracolistiche magari, ce lo faccia sapere.

In questi mesi abbiamo coinvolto residenti e commercianti per gestire insieme questo momento di grande e inevitabile difficoltà (inevitabile perché anche il rifacimento dei sottoservizi è importante e parlo di fogne, tanto per capirci) cercando di arrecare meno disagio possibile, usando la massima versatilità: ad esempio, abbiamo interrotto tutti lavori di tutti i cantieri per più di un mese nel periodo natalizio per favorire i consumi in centro. Inoltre è stato messo in funzione un servizio informativo (social, e-mail, “Indicatore Mirandolese”) costante sull’andamento dei cantieri.

In più vorrei sfatare il falso mito che in questi anni nulla è stato fatto per il centro storico perché chi lo afferma o non conosce per nulla la nostra realtà o mente sapendo di mentire.

Faccio solo alcuni esempi: è stato dato nel 2012 un contributo a fondo perduto per rientrare in centro storico (esempio raro in tutto il cratere); è stato fatto un bando per l’innovazione con contributi a fondo perduto per le attività nuove ed esistenti; questa Amministrazione comunale ha lottato per le zone franche urbane e da quattro anni gli esercenti non pagano le tasse; da dopo il terremoto l’occupazione del suolo pubblico è gratuita; da dopo il sisma le luminarie natalizie sono a carico del Comune (prima le pagavano i commercianti); esiste un contributo a fondo perduto per i sistemi anti intrusione; è stata ridotta l’Imu a chi affitta negozi; il Comune ha investito e continua a investire sulle attività come la Fiera di Maggio, lo Street food, i buskers, il mercato del sabato, il mercato dell’antiquariato, il mercato contadino, eccetera. Aggiungo che in passato vi è stato anche un contributo a fondo perduto per le delocalizzazioni e che i ripristini delle aree pubbliche, che dovevano essere a carico dei privati, saranno coperti tutti dalla Regione Emilia- Romagna.

Vorrei anche ricordare che questa Amministrazione, per prima e senza che nessuno la sollecitasse, ha creato le condizioni, a proprie spese e con un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, per avere una delle poche chiese in muratura in un centro storico colpito dal sisma, con l’apertura dell’ex palazzo Pini, per le messe e iniziative culturali. Nel Foyer del Teatro Nuovo si svolgono mostre a appuntamenti mentre la ex biglietteria del Teatro ospita il Punto informazioni cittadino (Pic). A breve aprirà il Centro documentazione sisma, mentre, sempre in centro, è già operativo il Centro per le famiglie. Entro l’inizio dell’estate partirà il cantiere della biblioteca, mentre entro l’anno saranno avviati i lavori del municipio e del teatro.

Continueremo a lavorare perché i cantieri si concludano nel più breve tempo possibile proseguendo la collaborazione, come è sempre stato fatto, con i commercianti e i residenti perché l’obiettivo è quello di ricostruire meglio di prima una città più bella, funzionale e sicura. Questa Amministrazione è l’unico soggetto che ha presentato un progetto per il futuro del centro storico: dalle altre forze politiche di opposizione abbiamo visto solo cavalcare problemi».

 

One Response to Senza cantieri non si ricostruisce

  1. Giorgio Morselli says:

    Sono in via Volturno, come unico negozio , la situazione è a dir poco tragica, vorrei dare un timido consiglio, ma perch’è tutti i cittadini non adottano i negozi che resistono in centro, li fanno propri simbolicamente ,come patrimonio di questa martoriata citta’ . Se veramente vogliamo bene al centro e ai suoi superstiti negozi , cerchiamo di valorizzarne le loro peculiarita’ che sono tante , vantiamone le efficenze i loro prodotti , cerchiamo di informare gli utenti, che basta un po’ di buona volonta’ per venire in centro anche a piedi, lasciando i mezzi di trasporto in zone limitrofe , cerchiamo di far conoscere percorsi alle volte sconosciuti, invece che mettere sempre davanti difficolta’ , alle volte si è detto” è quasi impossibile venire in centro” é possibile venire in centro , anzi indispensabile per fare vivere chi di questo centro ne ha fatto una ragione di vita , che con la passione che hanno in corpo i commercianti si sacrificano per tenerli in vita. No non soffiamo sul fuoco della disperazione e dello sconforto di cui siamo preda noi operatori del centro, ma invece conduciamo tutta la gente dentro il centro storico e dentro i nostri negozi. Se saremo uniti in questo, anche questi terribili momenti passeranno

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